Magazine Poesie
Alessandro Ghignoli - La trasmutanza - Sigismundus Editrice 2014
"Ai luoghi e alle lingue lasciate / ai luoghi e alle lingue trovate": la dedica di questo libro offre già una serie, per quanto breve, di considerazioni. A partire dalla apparente opposizione che contiene: luoghi e lingue non sono persi e poi ri-trovati, sono stati lasciati e quindi, inevitabilmente, abbandonati. E ipotizzo che siano stati riconosciuti frusti e inservibili al dire e - quindi - abbandonati al loro destino o al loro riuso da parte di altri, certo ad un più basso livello di valore. Perchè è difficile inizialmente sfuggire all'impressione che Ghignoli sia mosso, oltre che da una vena certo sperimentale e pure provocatoria, anche da una certa sfiducia nelle capacità per così dire plastiche della lingua dell'oggi e del qui, in un suo ormai insanabile logoramento. E quindi dalla necessità di trovarne una "nuova", una nuova techné, una diversa abilità artigiana. Di distanziarsi anche da una modernità insostenibile, intraprendendo proprio nella scrittura un viaggio da cui ’i’no spero di tornar giammai, come dice Cavalcanti in un esergo. Antica e nuova lingua, come un linguaggio sorgivo, ancora carico di sviluppo, di ulteriore "volgarizzazione", come lo era quello di Guittone, anche lui qui citato. E quindi di speranza e futuro, non tanto paradossalmente, proprio perchè è il tentativo di una lingua nella quale le parole riacquistino un loro "pieno", una loro giusta pesantezza, magari anche spigolosa, rispetto alle cose. Una lingua (o meglio, il suo amalgama) spesso di invenzione, una lingua as is, senza garanzie per così dire, il cui utilizzo e la cui comprensione è a rischio e pericolo del lettore, come pure in larga misura la scelta di prosodia e ritmo, stante la pressoche assoluta mancanza di segni di interpunzione o altri segnali delimitanti. A questa lingua si aggiungono, in particolare nella sezione Discordo de la Esperia, svariate inserzioni di castigliano, che Ghignoli frequenta soprattutto come traduttore, e qui l'impasto linguistico arriva a creare anche una perturbazione musicale, una interrogazione all'orecchio, come un buon brano di world music. Incidentalmente vale la pena ricordare che il "discordo" è una forma poetica di origine provenzale che prevede tra le altre cose appunto l'uso di lingue diverse. Se parlo di invenzione non è per sminuire o fraintendere il lavoro di Alessandro ma perchè è ininfluente per il lettore accertare la "verità" di quel linguaggio o la sua attestazione filologica (per quanto basti aprire almeno Dante o Jacopone per trovarvene gran parte), sapere se una parola o l'altra sono recuperate oppure inventate di sana pianta. Anzi è proprio la sua "falsificabilità" ad libitum (o il suo margine di ulteriore torsione) a dargli autorevolezza, un'aura di "codice" che il lettore è chiamato ad interpretare. E certo in queste scelte non c'è niente di nostalgico, questo non è un recupero di ortodossia, non è una messa in latino per intenderci, è un lavoro semmai di sublimazione culturale, e qui uso un termine alchemico con qualche ragione. Poichè mi piace intendere la trasmutanza proprio come un alchimistico passaggio, una trasformazione, forse definitiva o forse dinamicamente reversibile, un ciclo degli elementi secondo i canoni classici o un percorso di perfezionamento introspettivo, secondo il carattere allegorico che C.G.Jung assegna nei suoi scritti all'alchimia. Ghignoli ne dà un assaggio fin dal primo verso: "m’auna e parte la trasmutanza", la trasmutazione mi unisce e mi divide, in Replicazioni, la prima sezione del libro, costituita interamente da testi ciascuno organizzato non casualmente come una struttura invertibile a piacere, con un inizio un centro e una fine perfettamente rovesciabili, qualcosa "simil a questo ritorno dell’ire", come scrive Ghignoli più oltre. Trasmutazione che è anche un divenire, una trasformazione del mondo non sempre comprensibile e non sempre in meglio, che in questo caso lacera, divide ("parte"), in altre parole viene subìta. Trasformazione anche dell'individuo, dell'uomo, perché trasmutare è in fondo anche la speranza del poeta, per sé stesso e per il prodotto del suo lavoro, la ridefinizione e lo spostamento dei limiti propri e delle possibilità espressive della forma che ha scelto. Ghignoli getta nel suo atanor il mercurio della lingua e lo zolfo di una vena critica e etica che sostanzia questi versi, critica di sé, della propria vita, dell'oggi che viviamo, dell'imbarbarimento dei costumi o di questo paese (l'Esperia che i Greci individuavano ad occidente, quella del Discordo citato prima), con i suoi disastri emblematici e/o metaforici, come nella sezione De mundizia, di un personale lamento esistenziale. Per quanto la lettura possa apparire aspra come l'ascesa al Monte Ventoso di petrarchesca memoria, questo di Ghignoli è un libro che lascia insieme qualche sconcerto e un'intima soddisfazione. Originale e antico, un unicum forse non replicabile, né da Ghignoli né da altri. (g.c.)
da Replicazione
replicazione due
contradire il passo nel mio gire
imaginando lo ingegno
de i mali guadagni
imaginando lo ingegno
contradire il passo nel mio gire
replicazione sette
lo tutto mi parse molto salvaggio
per questo feci gran sembianti
a una giollaria
per questo feci gran sembianti
lo tutto mi parse molto salvaggio
da Andari
IV
se la pietade di morte ha il vero
senza un cammino non c’è inizio
un nascondersi nell’andando
innanzi a quello insegnamento
del caso ne la giostra
de la arena dentro una ombra
dove bastare alterna le ore a la speranza d’esser giunti
XI
è in questo cercarte in ogne loco
fin da lo prencipio de tutti gl’inizi
poter incontrare ne le parole
i parlieri per intendere ragioni
per restaurare a piacere mio
i misteri in cui mi sono condutto
senza orranza de lo corpo
senza la saggia oppenione di un longiare me a mala parte
da Cantico
III
non c’è più afanno ormai
non c’è confine del detto a la voglia
d’immergersi ne la sabbia
rinchiuso come chi non sente
con la testa dentro ne la tempesta
non c’è insegnamento da seguire
o spettanza d’una distinta scelta
né riso d’alegranza nell’amore
vista l’idea di un po’ di paradiso
che m’ero fatta per chi l’aspetta
per non voler così più l’inganno
d’un presente che mai sia
V
perch’io non posso seguitare
con le pene d’un peggior inferno
ne la notte fino in su il giorno
fornito di forti difese de la menzogna
de lo sconforto del povero arnese
de lo inganno nel luogo dove è dato
il torto de la usanza il tacere
de ogne mio aver lassato andare
lo che importa l’asprezza de la doglia
il ragionare insieme con chi sia
se ne lo abbandono c’è speranza
da De mundizia
IV
de mundizia lo paese
de donde nasco e vengo
pieno de omini desformati
e lo capo esciolto de le femine
e tutti li esseri perduti e sfiniti
ne la falsa compagnia ne lo demustrare
affocati ne lo desio de un altro ancora
pare così lo stolto ne la sua presone
a far di sé un porco d’engrassia
XIII
ancor spinge e preme
e robba aucide e inganna
come se trattasse di robustoso
de quando gettati ne lo caldo borro
senza benevoglianza si briga
ne la baratteria de la battaglia
ne la parlazione de la vanitade
il veritiero nome è la forza
è la forma la forsenaria che tegno
a farme propïamente ciascheduno
nel medio de questi tempi nostri
si foss’io il lusingatore d’ogne me
da Discordo de la Esperia
secondo discordo
è tutto finito in questa esperia
ma poi ancora ancora poi
qui
in questo tempo mirando para afuera
para que risulti ne la moltiplicazione
ne la somma in dividendo lo importante
lo único
sempre stesso elemento in opera d’opera
una differente omogeneità
en cualquier caso el problema insiste
ne la opinione dell’uomo qualunque
dell’uomo quantunque
nell’intervento resiste
la normalità de lo normale
con differenti forze
il mediocre personale il mediocre mediocre per questo
e non per altro
ma altri otros en otros todos
osando implicazione en las obras sobran
e allora un cambio di posizione d’intenti ne le ansie ne le stanze
ne le danze giragira volavuela
Note a secondo discordo: mirando: (se letto con valore castigliano): guardando
para afuera para que: verso fuori affinché
en cualquier caso: in qualsiasi caso
otros en otros todos: altri in altri tutti
en las obras sobran: nelle opere avanzano
vuela: vola
Altri testi da La trasmutanza possono essere letti su La dimora del tempo sospeso QUI
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