Caro sindaco,
In queste ore ho riflettuto molto sul significato della parola Politica. La Politica è l’amore per la polis, per la città. Un amore che non può, per chi amministra, che essere incondizionato. Non può e non deve avere limiti. Quando si sceglie di ricoprire una carica pubblica come quella di assessore si è inevitabilmente parte di tutti, si sceglie di essere portatori di un interesse comune. I miei riferimenti politici, non sono quelli del corvo o dei corvi, ma restano Giorgio La Pira e don Giuseppe Dossetti. La Politica non è gestione del potere. Non può e non deve far parte della Politica la guerra, la violenza, la delazione, la strumentalizzazione, la vigliaccheria, l’infamia. Il dizionario della politica dev’essere ripulito da questa terminologia e questi atteggiamenti vanno respinti con forza e determinazione per ridare fiducia.
In questi giorni ho e abbiamo assistito alla politica fatta dai corvi. Da chi ha delegittimato la mia persona, ha usato ad hoc una vicenda personale, che non poteva avere alcuna ripercussione sul mio mandato, per mettere in scena un modello di politica che la maggioranza degli italiani ripudia. Sono giorni che la città è vittima di uno sciacallaggio politico che mai si era registrato nella storia della città di Crema.
I fatti accaduti, circostanziati e giudicati da un Tribunale, sono stati stranamente riportati alla luce proprio ora che sono diventato assessore a Crema: perché? Chi ha avuto interesse a fare questo? Perché le accuse mosse non sono arrivate durante la campagna elettorale o negli anni precedenti?
Siamo di fronte ad una vera e propria guerra politica, un’incivile trasformazione della politica cremasca in una corrida dove chi scrive è solo la cavia di un gioco che va ben oltre i fatti contingenti.
Chi ha firmato quella lettera anonima, che è arrivata come una bomba ad orologeria, sulla scrivania di consiglieri, assessori e sindaco, ha voluto far scoppiare una barbara polemica atta a bloccare questa amministrazione sul nascere e un assessore che dava fastidio a qualcuno.
Non ci sono se e ma: qualche regista occulto ha architettato questo vile progetto che puzza di invidia, di intimidazione, di rivendicazione.
Mi tornano alla mente le parole di don Tonino Bello: “Chi state servendo? Il bene comune o la carriera personale? Il popolo o lo stemma?”.
Resto convinto del fatto che chi voleva le mie dimissioni avrebbe dovuto, in ogni caso, chiederle senza innescare una guerra personale, senza nascondersi dietro alla retorica di frasi di circostanza: non posso accettare il fariseismo teso a scopi reconditi di dominio.
In queste ore ho ricevuto decine di messaggi di solidarietà da parte di persone e rappresentanti istituzionali e dell’associazionismo che mi chiedono di andare avanti per non dare forza e significato a chi lancia accuse in modo anonimo. In tanti mi chiedono di proseguire, di non voltarmi indietro. A loro va il mio grazie per la fiducia.
Ancora una volta è don Tonino Bello ad illuminare questo faticoso cammino: “La carità politica è sottoposta per sua natura alla lacerazione delle scelte difficili, alla fatica delle decisioni non da tutti comprese, al disturbo delle contraddizioni e delle conflittualità sistematiche”.
Proprio qualcuno che non ha compreso le tue scelte, caro sindaco, oggi nei panni del corvo chiede il mio sangue.
Tuttavia, mi rendo conto, che il mio fare il passo indietro può favorire una maggiore serenità nella giunta. Rassegno pertanto le mie dimissioni, che possono essere utili a fermare il ciclone di sterili polemiche che investono l’amministrazione, ti prego di accettarle.
Così qualcuno potrà brindare alle mie dimissioni dopo avermi fatto bere la cicuta. Sperando che il vino sia buono e che ringrazino il Dio Asclepio di averli liberati dal morbo di Corlazzoli.
Grato per la fiducia che hai voluto darmi.
Con amicizia fraterna
Alex Corlazzoli