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Alex Corlazzoli, l’eterno colpevole e il valore del perdono

Creato il 09 giugno 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

[Le spiegazioni date dal sindaco Stefania Bonaldi sono più che sufficienti. Le riflessioni seguenti sono dedicate a un ex collega di lavoro, presso il giornale La Voce di Cremona]. 

Sì, è vero, Alex Corlazzoli commise quei gesti riprovevoli, molestò la sua ex fidanzata, al punto che la vittima, perché c’era una vittima, quella stessa ragazza indifesa le cui ragioni Alex non voleva comprendere, chiese giustizia: e il giudice decretò un’ammenda. L’ex assessore alla cultura di Crema dovette chiedere scusa, pagare, fare un duro esame di coscienza, anni prima di essere nominato assessore.

Ma c’è solo una vittima? Non è forse vero che la ragazza ha perdonato il suo molestatore? Non vorrei che uno stereotipo offuscasse un frammento di vita vissuta che nessuno, fuorché i protagonisti e il giudice dal punto di vista del diritto, ha potuto conoscere e valutare.

Le molestie sono qualcosa di riprovevole e inaccettabile. Ma anche l’uomo può essere vittima. Strumentalizzato, abbandonato, manipolato, accecato dai propri sentimenti, usato, distrutto. La donna è più debole. Tutte le donne sono così deboli? Ci sono donne che hanno ucciso. Si registra quest’anno una serie orribile di omicidi: oltre 60 donne uccise da uomini con i quali erano più o meno legate sentimentalmente. Uccise da uomini da parte dei quali si aspettavano tutt’altro. Eppure ci sono anche uomini che sono stati uccisi dalle mogli. Ci sono mogli che hanno esercitato ogni strumento per danneggiare gli ex mariti. Ci sono uomini più fragili delle donne con le quali hanno avuto a che fare, tant’è vero che hanno perso la vita.

Alex Corlazzoli ha sbagliato, eccome. Ma che vita è senza perdono? Se nessuna vittima perdona mai e nessun colpevole di gesti più o meno violenti e premeditati, volontari o istintivi, non si pente, se la vita non scorre in un divenire nel quale l’istante del delitto non viene ricompreso nello sviluppo di un pensiero che comprende e attraverso un percorso di pena corregge l’errore, allora restiamo fissati in immagini ferme, eterne, immobili, dalle quali non usciamo più, congelati in quell’atto diventato eterno nostro malgrado.

Se Alex Corlazzoli ha capito, se la vittima ha perdonato, che cosa vale di più: il perdono, il gesto che supera la violenza, o l’insistenza sul delitto commesso?

Il perdono, anche laicamente inteso, non cancella il reato né il dolore: lo supera. Questo aspetto, la capacità di progredire oltre la guerra fra i sessi, nella quale spesso prevale l’uomo ma non solo (vi sono uomini uccisi da mogli, amanti, anche nelle cronache della nostra provincia, anzi episodi di questo genere sono accaduti negli anni scorsi proprio a Crema), forse non è stato considerato.

Politicamente, il sindaco Bonaldi ha superato con eleganza il caso. Corlazzoli è uscito di scena dimettendosi e prendendosi la colpa. Ma quante volte dovrà scusarsi agli occhi altrui? Sarà Alex sempre considerato colpevole o il perdono che ha ricevuto ha un effetto, un significato etico?

 

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