Alfano a Silvio: “Niente metodo Boffo e ti ricandidiamo a 80 anni”. Il nuovo che avanza

Creato il 11 novembre 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Venerdì scorso, mentre era alle prese con una dose massiccia di collirio per umettare gli occhioni, 'O Schiattamuort ha ricevuto la telefonata di un amico fidato anzi, fidatissimo. “Angelì – gli ha detto l'amico – va in giro un giornalista di (…) che sta facendo un sacco di domande sulla tua vita privata. Ha sentito il parroco, il giornalaio, il panettiere, l'idraulico, il barbiere e, con l'aiuto di una talpa della tua security, sta intercettando le telefonate della tua segretaria e di tutti i tuoi assistenti. Sta attento, è iniziato il metodo Boffo”. Angelino, che ha sempre dichiarato che il 'metodo Boffo' non è mai esistito e che era il frutto delle elucubrazioni della stampa disfattista di sinistra, ha avuto un sussulto simile a un coccolone ma, contrariamente a quanto si potesse immaginare, non è stato colto dal panico. Stanco di essere trattato come quello il cui compito è di pulire le cacchine di Dudù, ha iniziato a picchiettare sui tasti del cellulare e chiamato nell'ordine: Quagliariello, Cicchitto, Giovanardi, Lupi e Formigoni per dare loro il triste annuncio della rottura (quasi) definitiva con il Cavaliere. Cos'era successo? Era accaduto che mentre (davanti) Silvio corteggiava il suo ex delfino, assegnandogli per l'intera esistenza il numero due di tutto e per tutto, gli scherani dei suoi house organ, quatti quatti, compivano silenziosamente indagini per aprire il fuoco di fila sul traditore del Capataz, sul Bruto dell'era moderna, sul Giuda della cristianità targata Mediaset, sì, proprio quella del “tette e culi”. Prima lusingato, poi sempre più sospettoso, il vice premier ha infine avuto la prova provata che il padrone stava adoperando con lui il solito metodo, quello della carota e del bastone con in più uno sputtanamento globale a mezzo stampa tenuto sottochiave fino al momento opportuno. Vistosi scoperto, il Cavaliere ha rinunciato definitivamente alla carota (seguendo anche il consiglio di Francesca che ne ha visto il prezzo di mercato), e messo decisamente mano al bastone, un attrezzo molto più economico di cui, tra l'altro, sono piene le Case Pound. In una lunga intervista all'Huffington PostSilvio, rivolto ai “governativi”, ha detto: “Ma come potete rimanere con coloro che hanno decretato la mia morte pubblica?” Poi ha aggiunto minaccioso: “Ricordatevi di Fini”. Non sappiamo di quante ville a Montecarlo goda Alfano, quello che sappiamo è che lo stesso Angelino, affermando “Noi non abbiamo paura del metodo Boffo”, ha esplicitamente ammesso che il metodo esiste, che è stato utilizzato a scopi politici, che le strategie dell'insulto, dell'intimidazione, del sospetto, della denigrazione a mezzo stampa fanno parte integrante del repertorio silviesco, che i giornali di gossip rappresentano il braccio sporco e violento del regime dell'imperatore di Arcore, che il giornalismo italiano non ha ormai più nulla a che spartire con l'etica e la deontologia che regola da secoli quello anglosassone e non solo. L'editoria e l'industria hanno sempre avuto un rapporto molto stretto. Una testata giornalistica, per molti industriali, rappresentava il fiore all'occhiello, uno strumento per acquisire quella visibilità sociale che nessuna fabbrica di frigoriferi gli avrebbe mai dato. Enrico Mattei, da presidente dell'Eni, per rispondere agli attacchi della stampa paludata dell'epoca, un giornale lo fondò. Era “Il Giorno”, del quale Tiziano Terzani scrisse: “Il Giorno di Milano era il giornale più indipendente che ci fosse in Italia”. Mattei fondò un giornale che aveva nel suo dna la schiena dritta, Silvio non ha fondato nessun giornale, ne ha fregato uno a Indro Montanelli. E che il quotidiano diretto da Sallusti abbia la schiena dritta beh, non si discute, soprattutto quando ci sono da sputtanare i nemici del padrone.  

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