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Alfano e gli zampini di Bruxelles

Creato il 16 novembre 2013 da Albertocapece

lampedusa-alfanoSuccede che coincidenze del tutto casuali mettano in luce la realtà e come improvvisi riflessi di vetri al tramonto, facciano brillare cose di cui non è facile accorgersi. Così la scissione nel Pdl e la bocciatura della legge di stabilità da parte di Bruxelles, con l’implicita minaccia di trattamento greco, svelano una filigrana che appare solo in certe trasperenze. Per quale ragione una pattuglia di barabba senza quid, senza mezzi, senza una mezza idea politica, per anni a libro paga del capobanda e disposta a qualsiasi servizio di facchinaggio politico, compresa nipote di Mubarak, decide proprio adesso di tentare l’avventura in proprio al solo scopo di non mettere in pericolo il governo? Solo per evitare elezioni e conservare posti che comunque verrebbero decimati alle prossime elezioni? Per partecipare al pericoloso gioco di fondazione della neo Dc dove molti di loro sarebbero fuori gioco?

Può darsi, ma ci dobbiamo domandare con quali mezzi e forniti da chi perché se il Quirinale è il mandante morale e il tutore politico della scissione, ci vuole anche un ufficiale pagatore che garantisca di poter rastrellare abbastanza soldi e credito sul mercato della corruzione per la sopravvivenza della nuova formazione. Certo un braccio economico è quello dei catto reazionari di comunione e Liberazione, l’Expò una fonte di acqua potabile anche se non proprio cristallina, ma probabilmente non basta o forse basta ai Lupi, ai Mauro e ai Formigoni della nuova Dc, ma non a tutti. Ora non dico che scopriremo Olli Rehn e la Lagarde con una valigia di soldi al confine svizzero, ma com’è accaduto in Grecia e in Portogallo, sia le strutture finanziarie che le multinazionali dei Paesi forti si daranno da fare per evitare l’affermazione di un qualsiasi governo che osi mettere in questione anche l’ultima virgola della filosofia euro-europea.

Sappiamo bene che la Lagarde quando era ancora ministro di Sarkozy ricattò il Pasok e Nea Demokratia con un dvd in cui erano contenuti i dati delle operazioni su estero dei parlamentari greci, sappiamo di ingenti finanziamenti giunti per vie traverse e non c’è bisogno di sapere da dove siano arrivati gli aiutini al premier portoghese  Passos Choelo, nato e vissuto nel fascismo coloniale angolano, “consigliori” privilegiato di compagnie energetiche operanti nel Paese africano, fighetto nullafacente ed esperto di economia tanto da aver strappato una laurea breve nella materia a quasi 40 anni, in un’università privata e solo dopo essere diventato il leader del partito conservatore. Certo in Italia è tutto più facile visto che i contatti opachi tra politica e affari sono già norma della costituzione materiale e  Berlusconi non ne è che il massimo esempio avendo coniugato in una sola persona entrambe le cose.  Ma rassicurazioni e promesse non mancheranno, adesso che il gioco di Bruxelles si fa più duro e Letta si ritrova a corto di luci in fondo al tunnel, anzi con lo sfascio del Paese: occorre ammansire qualsiasi opposizione o qualsiasi turbamento che anche senza averne l’obiettivo possa mettere in forse lo statu quo. A Casaleggio vengono offerti contatti e contratti, qualcosa si troverà anche per Alfano, mentre la sinistra ha mostrato molta buona volontà e si è demolita da se stessa.

Com’è accaduto anche altrove il Parlamento è divenuto una specie di corpo estraneo, un’assemblea degli Stati Generali al servizio del monarca finanziario. Disgraziatamente manca la rappresentanza del terzo stato, ma sarebbe imprudente correre troppo e fare salti nel buio: dopotutto la rivoluzione francese è di appena 225 anni fa.


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