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ALFRED TENNYSON, Ulisse

Da Silvy56
ALFRED TENNYSON, Ulisse
Lì giace il porto; la nave gonfia la sua vela: là si oscurano i neri, estesi mari. Miei marinai, anime che hanno faticato, e lavorato, e pensato con me, che sempre con un allegro benvenuto hanno accolto il tuono e la luce del sole, e hanno opposto cuori liberi, menti libere - voi ed io siamo vecchi. La vecchia età ha ancora il suo onore e la sua attività; la morte chiude tutto: ma qualcosa prima della fine, qualche lavoro di nobile natura, può ancora essere fatto, uomini non sconvenienti che combattevano contro gli Dèi. Le luci cominciano a scintillare dalle rocce: il lungo giorno si affievolisce: la lenta luna si innalza: il mare geme attorno con molte voci. Venite, amici miei, non è troppo tardi per cercare un mondo più nuovo. Spingetevi al largo, e sedendo bene in ordine colpite i sonori solchi; perché il mio proposito consiste nel navigare oltre il tramonto, e i bagni di tutte le stelle occidentali, finché io muoia. Potrebbe succedere che gli abissi ci inghiottiranno: potremmo forse toccare le Isole Felici, e vedere il grande Achille, che noi abbiamo conosciuto. Anche se molto è stato preso, molto rimane; e anche se noi non abbiamo ora quella forza che nei giorni andati muoveva terra e cielo, ciò che siamo, siamo; un'eguale indole di eroici cuori, indeboliti dal tempo e dal fato, ma forti nella volontà di lottare, cercare, trovare, e di non cedere.

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