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“Alfredino” di Alfredo Aceto a Luce Gallery

Creato il 12 dicembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Dal 12 dicembre 2013 al 25 gennaio 2014 a Luce Gallery, in Corso San Maurizio 25, Torino, si terrà la mostra “Alfredino“, di Alfredo Aceto.

Sviluppando la propria opera in un percorso creativo che si articola attraverso le molteplici e mai realmente risolte tappe della crescita, Alfredo Aceto, nonostante la giovane età, matura la propria indagine interrogandosi su se stesso e più in generale sull’ego che prevale, seppur a livello latente, in ciascuna persona. Prende dunque forma un lavoro che trova le proprie basi concettuali nella dimensione inconscia dell’esistenza, resa nelle opere dell’artista talvolta in chiave narrativa, con riferimento a storie di vita vissuta, talvolta seguendo un’ispirazione immaginaria e quasi onirica.

Per l’artista la nozione di “identità” è un metodo per fornire un ritratto definito di qualche cosa che in realtà trova difficoltà a delinearsi in una forma precisa. Effettivamente essa può apparire come un modo per essere fintamente esaustivi in un’analisi che rimarrà pur sempre parziale e mal costituita.
Quando il rapporto all’identità si introduce in un’opera d’arte, questa diventa un’ambigua superficie incastrata in un loop di rappresentazione di un ego che non si rivelerà nella sua totalità. Spesso la questione dell’identità rimane dietro l’angolo e si intrufola nell’espressione artistica in modalità varie e diversificate. L’autoritratto entra nel lavoro di Alfredo Aceto in forme che si rivelano in maniera totalmente inaspettate, manifestandosi con una modalità che evidenzia ancor più i limiti dell’identità stessa. L’osservatore si trova di fronte ad una rappresentazione congelata ed immobile ma presto si concede una porta d’entrata in un universo che prescinde dall’artista raffigurato. Quasi come un pretesto, l’autoritratto è strumento per un’analisi in bilico tra autobiografa e astrattismo.
Se si osserva una produzione artistica come una frammentata costellazione di oggetti, ci si può accorgere che alcuni di loro possono essere facilmente associati all’autoritratto mentre altri corrispondono a piccoli testimoni di un mondo intimo.
“Molte mie rappresentazioni portano dentro di sé un ego che si relaziona con i rimasugli di figure mitologiche di ogni epoca che si scompongono lasciando solo il loro profumo nel lavoro.
Si tratta di idoli provenienti dall’antichità o dal presente che vengono generati dalla mente nel periodo che precede la conoscenza della loro identità. Ed è proprio grazie a questa conoscenza o approfondimento che la misticità di queste entità si sgretola lasciando nella mia iride uno spettacolo senza paragoni. Credo che il mio lavoro sia il risultato di una narrazione costante che poggia su forme diverse tra loro e in certi casi vede introdursi creature ingombranti in tutti i sensi.”
In mostra, la balena in scala naturale, costituisce l’effigie di una scultura anch’essa riferita all’ego, presentandosi in posa ieratica con uno dei due occhi che appartengono all’artista. Quasi priva di espressione, porta a toccare una sorta di spiritualità. Nella mitologia indiana la balena detiene la memoria di tutta la storia umana e ha conosciuto tutti gli esseri viventi che sono transitati sul nostro pianeta corrispondendo così ad una lotta contro il tempo nello scopo di percepire la vera essenza dell’identità che forse Alfredo Aceto ritrova nelle proprie opere, a volte assunte a testamento artistico come in “Alfredo era un bambino, Sophie una donna affascinate, Paola fece una magia”.


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