Eccoli qua i nostri 19 meravigliosi bambini della Prima Comunione di Canali (RE).Con loro le catechiste, Don Giovani, i due chierichetti ed Alice Aurora è la prima bimba da sinistra accanto al chierichetto più piccolino! I tempi e le mode rispetto ai Sacramenti erano certamente diversi, vi era la tendenza a giudicare la ricchezza della famiglia, se erano quindi”benestanti” oppure no anche dall’abito indossato dai figli in occasione dei primi tre Sacramenti. I cosiddetti fondamentali, come i colori! Su quei tre Sacramenti nessuno poteva transigere, nemmeno i vecchi che non ci sono più i rossi per eccellenza, i figli o i nipoti dei partigiani come i miei zii….quelli fermamente convinti della falce e martello. Anhce i i discendeti di “Peppone” (dai film Don Camillo e Peppone, girati vicino a ca mia!) i sostenitori più accaniti “del Partito” non esimevano MAI figli e nipoti da: Battesimo, Prima Comunione e Santa Cresima. Poi ognuno per la propria strada: Dio da una parte, i comunisti dall’altra. Per poi ritrovarsi uniti nel giorno delle Nozze, se uno dei due sposi era cattolico convinto.
Riconosco e sono felice che sia stato introdotto una ventina d’anni fa circa, l’uso di una divisa bianca comune ed identica per maschietti e femminucce. Il tanto dibattuto, non accettato, discusso ma utilissimo saio bianco, simbolo di purezza, di soavità, d’innocenza e di castità, legato in vita con un cordoncino bianco attorcigliato, somigliante al saio di San Francesco. Al collo qualche Parrocchia fornisce il Crocifisso di legno e se sotto, il Comunicando indossa un abito non costoso, riciclato o prestato poco importa. Se da un lato fu molto contestato all’inizio della sua comparsa,per la modestia e la semplicità della “Toilette” ora viene invece molto apprezzato e gradito.Si evitano giocoforza le competizioni sulla toilette per le bambine, le vanità di genitori, la superiorità sulla firma e sull’imponenza di questi abiti da sposa in miniatura che hanno fatto il loro tempo, in un momento molto lungo nella storia del costume Italiano, che va dal dopoguerra agli anni novanta. I miei genitori mi comprarono l’abito in una boutique di Mantova, con il mezzo velo, le scarpe di pelle di capretto, i guanti di pizzo, la coroncina messa dai famosi ed ancora esistenti “Anna e Raimondo” di Rivalta(il mio paese natio ..ndr),. Ricordo come fosse ieri che l’intera “toilette” oggi si direbbe outfite, era stata adagiata in una scatola rigida di cartone, avvolto in una carta velina bianca, ed il prezzo (scarpe escluse) fu di 12.000 Lire. Le scarpe acquistate anch’esse in un negozio di scarpe fatte e cucite a mano, costarono invece 7.000 Lire! Le calze bianche al ginocchio, rigorosamente ricamate a mano con il “filet” erano made in” nonna Ione”. Indossavo sotto quest’abito rigido a manica lunga che mi prudeva ovunque, una sottoveste in raso, ed il mitico cerchio per allargare l’abito nella parte finale.
In queste tra fotografie sfocate per gli anni che indossano oltre ad una Fabiana in mezzo a papà e mamma nel nostro giardino, la classica posa a mani giunte e Bianca che vuole togliere un ciuffo ribelle d’erba per non rovinare la posa! Poi, nel centro mia cugina W., nell’anno 1930 vestita anch’ella con un abito da sposa, nel giorno della sua Prima Comunione. Abito ancor più complesso e sontuoso per la presenza del velo lungo, dell’acconciatura con cappellino di raso a visiera alta e le maniche a sfuffo di voile. Non vi sto a dire l’ora e mezza impiegata per la “vestizione”, ed il fastidio d’indossare tutta quanta questa palandrana! E le due ore per l’acconciatura, fatta il giorno prima dai parrucchieri: andai a letto con i bigodini e la mattina dopo, di buon’ora arrivò Anna a dare i ritocchi finali a me e alle altre donne di famiglia. Il caldo la fece da padrona anche in quell’occasione dato che era maggio inoltrato, la scomodità di essere vestita in tale maniera, la paura di non essere all’altezza delle altre mie amiche mi resero la giornata un vero inferno, e ammetto con tristezza che del Sacramento non ricordo quasi niente. Ricordo invece quel gelato ristoratore, offerto dalla mamma di una mia carissima amica al termine della cerimonia. Ricordo il “giro obbligato” della consegna delle Bomboniere con i confetti alla Signora Maestra, ai vicini di casa, alle zie, e ricordo il rinfresco che fu offerto al pomeriggio a parenti e ad amici. Ma dell’importanza del Sacramento, del fatto di essere in Comunione con Dio, nulla è rimasto impresso nella mia mente. Mi sovviene che sono nata con un caldo esagerato, soffocante ed umido tipico delle mie zone. Il gran caldo è sempre stato una costante della mia vita, che mi ha accompagnata nei momenti più importanti parti compresi, esame di Stato, Sacramenti e funerali..Con i miei figli Riccardo nel 2004 ed Alice Aurora ieri, 17 Maggio 2015 è stato tutto molto più semplice. (continua..)