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Alice è il diavolo

Creato il 07 giugno 2011 da Ilcasos @ilcasos

Collettivo A/traverso, Alice è il diavolo. Storia di una radio sovversiva, Bifo e Gomma (cur.), Shake Edizioni, Milano 2002, pp. 175.

«Radio Alice per servirla. 100 megahertz tondi tondi, con Garibaldi al violoncello e Rin Tin Tin allo scacciapensieri. Una specie di costante sperdimento del livello normale della realtà perduta nei tribunali sonori cui rispondiamo Zut»

Alice è il Diavolo (copertina)Questo non è un libro su Radio Alice, ma è Radio Alice che parla. Documenti, locandine, pagine di riviste, comunicati e soprattutto le registrazioni della Radio che è stata l’anima del Movimento del ’77 bolognese.
La prima edizione di questo volume è del 1976 del collettivo A/traverso, gruppo fondatore della radio bolognese. Già nel ’74 il collettivo aveva pensato ad una radio, e nel febbraio del ’76 con una vecchia apparecchiatura militare iniziò quel magico esperimento che cambiò il volto dell’etere. Sicuramente una delle tante radio libere della stagione dei “cento fiori” ma che per l’innovazione del suo linguaggio, della sua capacità comunicativa e del rapporto con il Movimento è stata l’esperienza più rappresentativa del lungo ’77. Sovversiva, provocatoria, dadaista, demenziale, innovativa nella tecnologia e nella scena politica. Attraversata da tantissime anime, non aveva palinsesto se non qualche programma che aveva una certa continuità con nomi bizzarri come “Far finta di essere sani” con interventi in cui, partendo dal corpo si poteva arrivare al capitalismo passando per l’amore libero e la medicina. Si potevano seguire lezioni di yoga, sentire jam session, ascoltare favole per bambini verso la sera o deliziarsi con il “Racconto digestivo”, una serie di letture torbide e un po’ porno. Non mancava la controinformazione e il bollettino politico. Ma se la controinformazione ristabilisce il vero, come fa uno specchio, questa radio fece un passo in più, andò al di là dello specchio. Ciò che distingueva Alice dalle altre esperienze radiofoniche fu infatti il suo linguaggio inteso come livello di trasformazione della vita, non più mezzo ma pratica di mutamento della vita, dei rapporti sociali e delle condizioni di lotta. Chiaro esempio delle riflessioni attorno alla comunicazione fu il telefono: l’emittente bolognese fu la prima radio a utilizzare la diretta telefonica divenendo così punto di riferimento per tantissime persone che si raggruppavano per ascoltarla.
Radio Alice era una delle tante soggettività del Movimento che non cessò di parlare neanche nei giorni del Marzo bolognese quando dopo l’omicidio Lorusso migliaia di persone invasero il capoluogo emiliano. In caso di manifestazioni, cortei e momenti di tensione l’emittente funzionava un po’ da “cellulare”, trasmettendo le telefonate di chi si trovava in strada o in piazza. Per capire immagini e sensazioni di questo periodo le testimonianze le registrazioni di Alice sono estremamente importanti.
Radio Alice ha avuto caratteristiche proprie di tutto il Movimento. Innanzitutto ha colto l’importanza dello sviluppo tecnologico e della comunicazione intesa come “inform/azione”; ha dato voce a chi non ne aveva parlando delle tematiche più svariate; è stato un aggregarsi di esperienze culturali e innovative. Infine così come il Movimento viene fermato dalla repressione – e non solo – anche Alice viene messa a tacere dalla «polizia di Kossiga».
Leggendo le pagine di Alice è il diavolo si entra dentro un mondo che sembra di altri tempi, romantico, libertario, divertente, politico e allo stesso tempo innovativo ed efficace. Proprio per queste caratteristiche così forti è bene ricordare che la Bologna del ’77 è esistita realmente e non è stata una qualche realtà mitica o fantastica a cui guardare con nostalgia perché il rischio sarebbe di velare di superficialità e astrattezza l’esperienza del Movimento.
L’ultima edizione di Alice è il diavolo è del 2002 e contiene anche un cd con alcune registrazioni, buon modo per ascoltare le telefonate trasmesse da via Pratello 41 dove risiedeva l’apparecchiatura della radio più famosa del ’77 bolognese.

«Un’altra telefonata in diretta: la più bella ricevuta. Non parla nessuno, suona solo un sax per un paio di minuti. Siamo sicuri fosse Majakovskij»


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