E va bene: Johnny Depp è Johnny Depp. Ed Helena Bonham Carter, alias signora Burton, è molto brava. E Tim Burton è visionario. E il film è psichedelico, anzichenò, con tutti quei colori (che bello!)… Ma un capo e una coda forse non avrebbero nuociuto…
Qui la questione è tosta, del tipo “perché guardo un film?”. Se la risposta è “per farmi intrattenere un paio d’ore” allora tutto va bene. La storia scorre, anche se non soccorre, Lo sguardo imbronciato della giovine Mia Wasikowska (che sia polacca? Nossignore, è australiana di Canberra) qualcosa vorrà dire. Infondo se si chiudono gli occhi le urla belluine “cut he’m head!” (“tagliategli la testa!”) della regina rossa riportano tanto al cartone anni 50 della Disney, casa che ha prodotto anche questo film…
E qui m’inciampa il ciuco, come si diceva un tempo. Perché se invece davanti allo schermo uno ci si mette per farsi stimolare la corteccia neurale e produrre pensieri più robusti, beh, il film non è d’aiuto. Possono gli incubi di Burton convivere con la casa di produzione di Winni the Pooh? La solida angoscia esistenziale sposarsi con la decisa logica commerciale di Efelanti e Noddole? No, non credo. E se anche lo potessero qui non lo fanno.
Burton è Burton, il tocco immaginifico c’è, ma qualcosa di fondo non funziona, come già funzionava poco nella favola nera di Sweeney Todd, ultimo film uscito prima di questo sempre interpretato dalla coppia Depp-Bonham Carter: pesante, cupo, ossessivo e fuori registro (umorismo nero che non fa ridere).
In Alice qualcosa non è al suo posto, come il piatto di un cuoco che serve in tavola salse stupende intorno a un polpettone bruciacchiato. Per chi si ricorda il Johnny Depp di Edward Mani di forbice questo cappellaio matto sembra una ben misera (ri)presa in giro. Per chi ha amato le atmosfere dark dei due Batman del maestro californiano, questo paese delle meraviglie è attraente come il corner di un supermercato dove è in corso una promozione e per di più in finire, con i cartelloni e i gadget un po’ sbrindellati e polverosi. Per chi ha adorato le favole nere di Nightmare before Christmas e La sposa cadavere c’è poco sugo.
Poesia e commercio possono anche sposarsi (di solito questo genera una cosa che si chiama pubblicità, ovvero null’altro che poesia commerciale, che in alcuni casi può avere ance una sua dignità), ma non si tratta mai di un matrimonio scontato. Insomma, Burton qui sembra aver lavorato al minimo delle sue possibilità, risolvendo in gran parte l’immagine ma non il contenuto. Manca quello che negli anni 60 si chiamava “il messaggio” e l’impressione è di assistere a due ore di trailer di un film che non c’è, e se c’è lo abbiamo già visto, visto che la storia comunque è nota…
Il fatto che Burton adesso stia lavorando, sempre per la Disney, sul remake di un’altra storia arcinota, La famiglia Addams, se un tempo ci avrebbe dato un fremito di attesa, oggi lascia un po’perplessi e se non proprio sbadiglianti, poco curiosi. Almeno Gomez Addams NON sarà Johnny Depp (e neppure lo zio Fester) perché si tratta di un film di animazione, così come almeno altri due a cui il regista sta lavorando sempre in casa Disney fra qui e il 2014: Franneweenie “espansione” del corto che accompagnava Nigtmare sul bambino che resuscita il cagnolino morto in un cucciolo di Frankenstein e Maleficent, ovvero la storia della Bella addormentata dal punto di vista della matrigna cattiva .Ma che fine hanno fatto tutti gli altri progetti non animati annunciatio nel frattempo? Ci sono almeno un’ Apprendista stregone che doveva vedere la luce nel 2008, una Ragazza telepatica in salsa manga-giapponese attesa per quest’anno o al massimo il prossimo,e, unica certezza, Dark Shadows, storia tratta da un serial Tv dove finalmente vedremo Johnny Depp (uff!) nei panni di un vampiro… sempre se qualche folletto dispettoso con ci mette lo zampino.