Spesse volte ho sentito dire che questa favola «È la mia preferita!» da tizio o caio – probabilmente anche da me stessa. Ed ognuno di noi ha un’immagine ben precisa di una favola che conosciamo da quando siamo bambini; in questo caso, anche plagiata dal cartoon disneyano.
Ma ogni favola appartiene a chi ci crede e se l’immagina, essa è come una tela bianca da cui partire e creare, formare personaggi, luoghi e colori.
Su questa tela bianca, un muro dietro le spalle degli attori, si animano e muovono le scenografie di Alice Underground, in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano fino al 31 dicembre, spettacolo scritto, diretto e (soprattutto) illustrato da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia.
Il romanzo di Lewis Carroll (intendendo anche la parte meno conosciuta, Oltre lo specchio) viene riletto ed interpretato su di un palco caleidoscopico e magistralmente vivace. Le avventure di Alice sono un percorso in un mondo in cui non ci sono regole né di spazio né di tempo (il sogno?) alla ricerca di sè stessi, oltre la collina, in un viaggio alla fine del quale si può diventare una regina.
Musiche, motivetti e canzoni conosciute, balletti e regole di comportamento, il-logiche spiegazioni sono naturalmente serviti, con copiose tazze di te e regali di non compleanno. Mentre Alice resta sempre la stessa (?) bravissima Elena Russo Arman, gli altri ruoli sono interpretati e suddivisi tra gli altrettanto bravissimi Ida Marinelli, Matteo de Mojana e l’autore Ferdinando Bruni, che ci regalano uno splendido Brucaliffo dall’inflessione napoletana, un Coniglio Bianco con doti da pianobar e una Regina Bianca quanto mai frivola e attenta ai canoni di noblesse obliges. E molto, molto altro.
Lo spettacolo scorre piacevolmente underground, nei campi sconosciuti e impervi dell’inconscio, ma, nonostante i suoi sette anni e sette mesi (che Humpty Dumpty consiglia di tagliare a 7, perché la bambina «ha un’età scomoda»), Alice sa bene che deve uscire da sottoterra e tornare in superficie.
Molti forse deprecheranno il ridimensionamento del ruolo dello Stregatto, ma questo, come altri tagli, sono, a mio giudizio, opportuni e intelligenti. Gli autori preferiscono dare più spazio ad altri personaggi meno noti ma altrettanto pazzi ed interessanti, portandoli ad un più vasto pubblico, evitando i cliché e presentandoci una Alice Underground fedele e non scontata.
La “video-scenografia” è centrale alla riuscita dello spettacolo, che risulta originale ed emozionante, e svolge anche la fondamentale funzione di traghettare lo spettatore in quel regno dell’illogico, del nonsense e dello stupore di cui il romanzo tratta. Alla ricerca di sè stessi, ma anche degli altri/del mondo.
All’Elfo Puccini di Milano, tutte le informazioni qui.
Azzurra Scattarella