Aligrup, il giorno della protesta

Circa 1800 persone protesteranno oggi a Catania: il marchio Despar è destinato a scomparire. Il fallimento di un sistema di commercio e il rischio di disordini è più che concreto… Scenderanno oggi in piazza i circa 1800 lavoratori dei punti vendita Despar del gruppo Aligrup. I supermercati di alcuni tra i centri commerciali più frequentati della provincia di Catania sono all’abbandono: gli scaffali sono vuoti, sembra di assistere a quei servizi giornalistici statunitensi che raccontano dei supermarket presi di mira dai consumatori poco prima dell’uragano Kathrina.

Anche in questo caso si potrebbe parlare di uragano: un autentico cataclisma, che ha spazzato via le certezze di circa 1800 famiglie.

Zagare,Ginestre,Centro Sicilia (quest’ultimo aperto poco più di un anno fa): parliamo di grandi cattedrali del consumo, ubicate nel deserto delle periferie delle nostre città che stanno facendo segnare il fallimento di un modello di commercio che risente della crisi economica globale.

La speranza, per la società già in liquidazione, era riposta nell’intervento nel gruppo Coop che avrebbe dovuto rilevare gran parte dei punti vendita, e salvaguardare i livelli occupazionali.

Il tempo delle parole è però finito: i lavoratori scendono in piazza per ottenere chiarezza rispetto al loro futuro. Oggi saranno in Prefettura, a Catania, giovedì a Palermo dove il prefetto del capoluogo si è detto disponibile a convocare un tavolo di trattativa. Qualcuno deve aver capito che la situazione porta con sé il rischio di forti contrasti sociali che potrebbero sfociare in incidenti e pubblici gesti di disperazione.

In tutto questo marasma sorprende il silenzio della politica, forse troppo presa dalla campagna elettorale per le prossime regionali. Né destra, né centro, né sinistra: la fine segnata del marchio Despar sembra non riguardare i professionisti delle elezioni, e la faccenda preoccupa non poco.

L’appuntamento è per le ore 9 in via etnea, di fronte alla Prefettura. I dipendenti Aligrup chiedono l’aiuto delle istituzioni. Speriamo che qualcuno si accorga di quello che rischia di tramutarsi in un autentico dramma sociale per le oltre 1800 famiglie coinvolte.