Aumentano i prezzi dei generi alimentari in giugno, secondo i dati Istat, mentre l’Ismea (Istituto di studi sull’economia alimentare) registra un netto calo di acquisti nello stesso settore per i primi quattro mesi di quest’anno. Dati che s’incrociano e confermano il prolungarsi della recessione. I consumatori italiani mediamente non si permettono più di comprare alimenti freschi e più costi perché velocemente deperibili, preferendo generi conservati.
Quello che, senza stupire, genera disgusto, e che qualcuno ritiene che aumentare i prezzi in un periodo come questo sia un’ottima idea. Strana, cinica questa scelta ostile ai consumatori che da molto tempo sono puniti dal calo del potere d’acquisto e che ormai da parecchi mesi risparmiano sugli stessi alimentari. La cosiddetta filiera alimentare mantiene i propri vizi storici e non si adegua per niente malgrado la diminuzione continua degli acquisti.
Questo modo di fare castiga oltre ai consumatori i produttori. La crisi dell’agricoltura sconta anche questa stortura. Il danno è molto diffuso, tuttavia la distribuzione nemmeno ora riesce a far scendere i prezzi. Nessuno sembra riuscirci quindi la spesa si fa nei discount, rinunciando in parte alla qualità.