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All’alba guarda ad Est

Creato il 18 gennaio 2014 da Achiara84 @madamaAly

Quando la sveglia suona alle 4 di un sabato mattina, sai già che la tua giornata non sarà la più bella della tua vita.

La strada per l’aeroporto, buia, il cielo ancora nero, sembra impossibile che alle 5.30 la luce ancora non faccia capolino nel cielo.

O forse è colpa di tutte quelle luci finte, quelle che di notte coprono le stelle, quelle che illuminano di un bagliore aranciato le nuvole all’orizzonte, quelle che ti fanno dimenticare che ora è.

Un aeroporto vuoto, con solo una fila di gente, che va tutta nello stesso posto, perché il vantaggio degli aeroporti piccoli è quello di poter sapere, più o meno sempre, dove va tutta la gente.

L’ansia da bagaglio a mano, la “gentilezza” degli operatori aeroportuali. Sì, lo so che siete svegli da orari impossibili e state lavorando, ma non tutta la gente che parte lo sta facendo per piacere, magari ogni tanto ricordatelo. Che c’è qualcuno che parte con il cuore gonfio di speranza, che c’è qualcuno che rimane e saluta con le lacrime agli occhi e quella speranza sottopelle.

E poi la strada del ritorno, la luce che pian piano apre le tenebre, ma lotta di più a causa delle nuvole: non sarà un’alba rosa, è leggermente grigia, appena azzurrata.

E ha qualcosa che rende anche le nuvole poetiche, anche quelle gocce di pioggia fitte e leggere.

A casa hai qualcuno che aspetta, qualcuno che dorme ancora, qualcuno a cui portare una colazione zuccherata e buona per poter rimettere una giornata su binari se non sereni, almeno tranquilli.

Il barista che ti guarda, ti sorride: “Oggi all’alba?”

E morbide girelle, cornetti, ciambelle e pasticciotti che ti occhieggiano da dietro una vetrina.

Pensieri sconnessi di un sabato mattina iniziato troppo presto.

 

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