Adam Smith, nato a Kirkcaldy nel 1723, e scomparso a Edimburgo nel 1790, è stato di certo uno tra gli economisti più influenti, non solo del diciottesimo secolo. Considerato il pioniere, l’iniziatore, di quella che oggi chiamiamo “economia classica”, alla base del pensiero economico contemporaneo, Smith scrisse, negli anni tra il 1767 e il 1773, un saggio che sarebbe stato pubblicato nel 1776 e avrebbe costituito una vera e propria pietra miliare: La ricchezza delle nazioni, il cui titolo completo originale era An Inquiry Into the Nature and Causes of the Wealth of Nations.
Quale studente universitario di area umanistica non ci ha fatto i conti, in maniera più o meno esplicita, con lo studioso scozzese?
[Seguiteci su Facebook, Twitter, Google+, Issuu e Pinterest]
È notizia recente della vendita all’asta, a Edimburgo mercoledì prossimo, di una rara prima edizione del volume, il cui valore è stato stimato in cinquantamila sterline. La centralità dell’opera nella storiografia economica mondiale è fuori discussione e, del resto, come ha affermato anche Simon Vickers, esperto di libri presso la casa d’aste Lyon & Turnbull, l’impatto del testo di Smith ha scosso dalle fondamenta, e poi sovvertito, la filosofia economica mercantilista, imperante da secoli. Numerosi studiosi di chiara rilevanza, tra cui anche Malthus, Ricardo, Mill, hanno avuto La ricchezza delle nazioni come testo di riferimento, e non è un caso.
Così come non lo è, un caso, neanche il nostro averci a che fare, a tutt’oggi. Dunque, se avete qualche soldo da parte, non dimenticate l’appuntamento.
Media: Scegli un punteggio12345 Nessun voto finora