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Sono incazzato nero. In queste ultime ore, giornali e televisioni enfatizzano l’espressione “siamo in guerra” in riferimento all’attentato terroristico da parte dei jihadisti avvenuto a Bruxelles. Ciò che mi altera e disgusta non è l’affermazione in sé, che risulta legittima e tautologica, ma il fatto che a pronunciarla siano in larga misura i servi sciocchi del regime e gli intellettualoidi prezzolati che con la loro ignavia, ipocrisia e mala fede hanno contribuito a indebolire l’Europa, negando i pericoli insiti nell’islamizzazione del vecchio continente, e adesso colgono l’attimo fuggente per simulare lacrime di coccodrillo. Mi fa venire il vomito anche il silenzio di chi abitualmente difende l’Islam, sostiene a spada tratta un’integrazione utopistica, non ravvisa l’odio di cui è farcito il Corano e si avvale della carità pelosa per destabilizzare la civiltà occidentale. Per tacere dei cortigiani come Saviano, che oggi mi ha folgorato sulla via per Damasco con un tweet che recita: “L’unica risposta possibile all’orrore è l’accoglienza. Il terrore si combatte solo con l’integrazione”. Caspita, che sentenza profonda e innovativa! Adesso mi sento meglio. Ma torniamo ab ovo. Certo che siamo in guerra, una guerra dichiarata ufficialmente l’11 settembre 2001! È la guerra miserabile di una civiltà (l’Islam) che vuole distruggerne un’altra. A volere essere precisi, però, è una guerriglia trasversale, un ignobile attacco dall’interno a raffiche portato da manipoli di vigliacchi, bastardi e psicolabili plagiati nelle moschee e sulla rete da profeti sanguinari. È superfluo ribadire che la Fallaci l’avesse prevista e che Magdi Allan, profondo conoscitore della cultura e mentalità musulmana, abbia intuito la grave minaccia che oggi ci rende sbigottiti, pavidi, inerti come un pugile steso al tappeto. In Italia, i sinistroidi e i cattocomunisti continuano a giustificare, ricamare virgole e aprire parentesi appellandosi a un distinguo che è solo virtuale. Non generalizzate, ci dicono, guai a fare di tutta l’erba un fascio. L’Islam non ha nulla a che vedere con le frange radicali e il terrorismo. Non confondete la deriva con la rotta normale. Orsù, coglionazzi, smettetela di prenderci per il culo. Volete solo esasperarci per fotterci meglio. I governi fingono di arginare l’immigrazione clandestina e di vigilare sulla sicurezza dei cittadini. Intanto, lucrano sull’arrivo di potenziali terroristi che dobbiamo accogliere e riverire. Il nostro governo, attraverso eminenti portavoce dal QI inferiore a quello di un acaro, ci impongono di essere ospitali e gentili con chi vuole stuprare le nostre donne, farci saltare in aria come pupazzi, privarci della libertà e del diritto di essere i padroni in casa nostra. Vergognatevi, siete dei luridi traditori. Io ho smesso di fare distingui, come molti altri italiani. Ho capito quanto sia radicato e velenoso l’odio che l’Islam nutre per l’Occidente quando ero in Afghanistan. A Kabul ho imparato che anche nel cuore del bravo muslim c’è la brace che cova sotto la cenere. Da tempo diffido di tutti i musulmani, compresi quelli che non farebbero male a una mosca. Li definisco “dormienti”. Nel DNA di ogni musulmano ribolle un risentimento atavico, una rabbia pronta a esplodere, una collusione non dichiarata per i martiri della jihad. Mi rende sospettoso che i presunti “buoni” stiano zitti, si facciano invisibili, non prendano mai posizione contro il male. In queste ore, quante nazioni islamiche hanno condannato con fermezza i fatti di Bruxelles? Quanti opinionisti o persone comuni di confessione musulmana hanno avuto il coraggio di vituperare con sincerità gli stronzi senz’anima che hanno colpito al cuore la capitale del Belgio? E quanti musulmani compiansero davvero le vittime delle Twin Towers, di Madrid e Parigi? A prescindere, io diffido dell’Islam perché ho letto il Corano. Fatelo anche voi e riflettete sulle sure in cui il profeta incita all’odio e alla guerra santa contro i miscredenti o pontifica che le donne sono inferiori all’uomo. Ma non voglio ripetermi, ho espresso più volte il mio pensiero e non serve che ribadisca una verità scomoda. Serve, invece, che l’Europa si svegli e reagisca prima che sia troppo tardi. Deve farlo subito, a partire da domani. Serve una nuova crociata, una controdichiarazione di guerra adeguata ai tempi e alle logiche contemporanee. Una crociata di natura laica, dunque, non religiosa. Perché la guerra contro l’Islam non va combattuta sul piano dogmatico ma su quello civile. La nuova crociata deve unire l’Europa, come ai tempi i cui i predicatori e i papi chiamavano a raccolta gli uomini di buona volontà che partivano per la Terra Santa. Oggi, la Terra Santa siamo noi. L’Europa è in pericolo. Va difesa da questa invasione barbarica cui non sappiamo fare fronte a causa delle divisioni interne, degli interessi geopolitici ed economici, della fiacchezza. Occorre che l’Europa unisca le forze e vari un piano d’emergenza comune, adotti un’unica forma mentis, rinunciando agli egoismi nazionali e alle differenti vedute. Non sono un politico né uno stratega ma non mi è difficile immaginare quali potrebbero essere le strategie vincenti. Alcuni evocano il bombardamento a tappeto dell’Islamistan o il lancio di ordigni nucleari sulle basi dell’Isis e nei covi dei terroristici sparsi in Medio Oriente. Non sono d’accordo. L’idea figlia di Putin è suggestiva ma non risolverebbe la questione. È pur vero che gli americani non si fecero scrupoli di sganciare la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, uccidendo anche gli innocenti, ma sarebbe disumano estirpare il male con il male. Meglio ricorrere a misure chirurgiche, comunque drastiche. Penso che dovremmo chiudere le frontiere, o per lo meno sottoporre a un setaccio minuzioso ogni richiesta di accoglienza. Sarei comprensivo con donne, bambini, anziani e nuclei familiari che chiedono asilo per motivi umanitari ma userei il pugno di ferro con l’accozzaglia di uomini soli, giovani e fancazzisti che vengono in Italia per fare i predoni. Naturalmente ci vogliono leggi speciali, meno potere ai magistrati e più autonomia alle forze dell’ordine e all’esercito. E se ciò significa virare a destra, ben venga il cambiamento. Il Duce avrebbe già risolto il problema. Credo si debba monitorare l’attività delle moschee, chiudendole quando si ha il minimo dubbio che l’imam o i reclutatori dei movimenti jihadisti fanno propaganda nei luoghi di preghiera. Bisogna vigilare con maggiore attenzione per prevenire e ristabilire la certezza di una pena esemplare per curare. È indispensabile mandare un segnale forte ai figli di puttana che terrorizzano l’Europa ma perché ciò avvenga occorre rinunciare al falso buonismo e al pietismo, tirare fuori i coglioni e colpire senza pietà prima di essere colpiti. Dobbiamo diventare tutti crociati, difensori strenui della nostra cultura, delle nostre tradizioni, dei nostri valori che le merdacce vorrebbero annientare. Se vogliamo sopravvivere non c’è alternativa. Ci vuole coraggio, fermezza, orgoglio. Nessuno può fingere, nascondersi o scegliere l'indifferenza in tempo di guerra. Pur tuttavia esiste un’alternativa: può seguire il consiglio di Saviano e del Papa. A proposito, a voi risulta che il sommo maître à penser napoletano ospiti qualche clandestino del Maghreb nella sua bella casa di New York o Francesco I abbia sfrattato dal Vaticano i preti pedofili e parassitari per fare spazio ai rifugiati siriani?