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All is lost

Creato il 08 febbraio 2014 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Che brutta idea veleggiare in solitaria

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Survival movie in mezzo al mare, All is Lost (2013) è un prodotto esclusivamente caratterizzato da un’impronta registica forte e determinata. Redford c’è, ma non si sente.

Un navigatore solitario nell’Oceano Indiano sbatte contro un container alla deriva. La sua imbarcazione si danneggia. Viene riparata approssimativamente, ma il destino è avverso e all’orizzonte si staglia una tempesta.

A quanto pare il passo è breve dalla commedia corale – Margin Call (2011) –, verbosa e infarcita di finanza, al survival drama con un protagonista solo e privo di dialoghi. Lo conferma il poliedrico Chandor, che realizza All is Lost, pellicola presentata a Cannes 66 e che sfoggia un invidiabile controllo registico e una scelta controcorrente in un mercato cinematografico, che ostenta script complessi e filosoficamente profondi. Tuttavia la scelta si rivela corretta? Non del tutto : da una parte All is Lost si dimostra un film dall’enorme carica empatica, una pellicola che colora di disperazione il volto del protagonista Robert Redford (impegnato in una consumante prova fisica, piuttosto che recitativa) e che utilizza tutta la tecnica cinematografica possibile per riuscire a catturare l’attenzione dello spettatore. Dall’altra una sceneggiatura ridotta all’osso (in realtà si dovrebbe parlare di canovaccio) e la scelta di privarsi del dialogo (non necessario a causa della solitudine del protagonista) sono la prova (di resistenza) che Chandor richiede al fruitore occasionale, ma anche a quello più appassionato. Non si può non rimanere abbagliati dai tagli delle inquadrature (sempre molto ricercati), dai primi piani evocativi, dalle riprese subacquee o dalla macchina da presa opprimente, ma tutto ciò forse non basta. Il mare e il rollio dell’imbarcazione conciliano il sonno e Redford, nonostante il suo enorme sforzo attoriale, non convince fino in fondo. Disperato, solo e contro la natura ostile Redford prova a sopravvivere, ce la mette tutta, ma l’unica battuta che recita di fronte alla macchina da presa (uno straziante fuck!) è emblematica, se non grottescamente comica.

Eppure il sottotesto,a una più attenta visione, c’è ed è evidente: l’eterno conflitto (perdente) dell’uomo contro la natura, nel quale la tecnologia (di cui ci circondiamo) non può nulla. L’uomo è solo contro la tempesta, contro il destino avverso. Qualcuno ha visto in questo prodotto esistenziale qualcosa di più alto, un accenno di spiritualità. Qualcuno ha ipotizzato che la barca (distrutta e in balia degli eventi) siamo noi e che il mare sia il nostro tempo. Paiono speculazioni. Alla fine è tutto un affare stilistico e, bisogna ammetterlo, Chandor ci sa fare. Eccome.

Uscita al cinema: 6 febbraio 2014

Voto: ***


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