Magazine Cinema
(id.)
di J.C. Chandor (Usa, 2013)
con Robert Redford
durata: 104 min.
★★★★☆
Il Vecchio e il Mare, in mezzo al niente. La natura matrigna, infida, violentata più o meno consapevolmente dall'Uomo. E, appunto, l'Uomo. Di cui non si sa nulla: nè il nome, nè da dove venga, nè che cosa ci faccia da solo in mezzo all'oceano su una barca da turismo. Centoquattro minuti di film dove si ascoltano a malapena una trentina di parole. Una, la più banale e drammatica ("fuck!!") risuona come un grido di disperazione quando tutto (sembra) perduto. Poi più nulla. Solo l'acqua e la sua implacabile immensità, il silenzio spettrale e nemico, a far da contraltare a un paesaggio mozzafiato.
Già, il silenzio. Quello stesso silenzio che qualche mese fa avevamo già 'ascoltato' in Gravity, altra parabola sulla sopravvivenza e la primordialità umana. Per certi versi All is lost ne è la versione terrena (anzi, marina), pur se ancora più esasperata e simbolica. Il regista J.C. Chandor con il suo film precedente, Margin Call, ci aveva messo in guardia da una (dis)umanità incentrata solo sui princìpi della finanza malata. Qui ci ricorda che siamo nudi di fronte alla vita, pagliuzze in mezzo all'oceano, in un'opera complessa ma incredibilmente affascinante, coraggiosa, per certi versi epica, di grande tensione emotiva, capace di ricordarci in ogni istante la fragilità dell'uomo e, nel contempo, il suo tenace attaccamento alla Vita, il suo istinto di sopravvivenza che è e rimane uno dei grandi misteri della natura.
Come in Margin Call, anche All is Lost racconta di una sciagura all'apparenza inimmaginabile: là c'era un colosso bancario che si scopriva dai piedi d'argilla, travolto dalla crisi economica. Qui abbiamo un uomo su una bella barca da diporto, modernissima, dotata di ogni comfort, che viene improvvisamente speronata da un container alla deriva... un incidente tanto banale quanto assurdo, che fa precipitare tutto: lo scafo comincia a imbarcare acqua, le strumentazioni di bordo vanno fuori uso, la radio è muta, diventa impossibile anche lanciare un sos. In pochi minuti le certezze si sgretolano, quasi a ricordarci la provvisorietà della vita stessa, nonchè lo stupore e la rabbia di chi, fino a un secondo prima, si sentiva invincibile.
All is lost è un film particolarissimo e controcorrente, direi tecnicamente ben riuscito nonostante, forse, non sia del tutto verosimile. Così come non lo era Gravity. Ma certo è un difetto veniale per una pellicola che non vuole certo stupire per il suo realismo, bensì farci riflettere profondamente sui valori fondanti della nostra esistenza. Lo fa con un taglio classico e originale nello stesso tempo, alla stregua di Moby Dick o Vita di Pi, ma con spunti registici assolutamente personali. Senza trascurare, ovviamente, la straordinaria performance del suo unico protagonista: il quasi ottantenne Robert Redford che, seppur con la faccia sempre più rugosa e devastata dai lifting, ha ancora una presenza scenica e un carisma che fanno impallidire tanti illustri colleghi più giovani. E' davvero assurdo che l'Academy si sia dimenticata di lui e di questa performance. Ma voi, se potete, non fatelo. E correte al cinema.
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