All the things coming Ava’s way they won’t be able to control, things she won’t always ask for because she’s a girl. She doesn’t even know how hard it’s going to be yet, but she will, because all girls find out. And I know it’s going to be hard for Ava in ways I’ve never had to or will ever have to experience and I want to apologize to her now, before she finds out, like I wish someone had to me. Because maybe it would be better if we all got apologized to first. Maybe it would hurt less, expecting to be hurt.
“All the rage” è l’ultimo libro di Courtney Summers, una scrittrice americana che merita tutta l’attenzione possibile. Abituata a scrivere di temi forti, senza fermarsi ad indorare la pillola per nessuno, anche in questo caso regala ai suoi lettori una storia intensa e coinvolgente, che non lascia indifferenti. Una storia che è come una pugnalata nello stomaco, ma che di certo mostra una realtà anche troppo taciuta e che di certo è uno dei miei preferiti dell’anno.
Il figlio dello sceriffo, Kellan Turner, non è il ragazzo d’oro che tutti pensano, e Romy Grey lo sa per certo. Ma siccome nessuno vuole credere alla ragazza che viene dal lato sbagliato della città, la verità su di lui le costa tutto: amici, famiglia e la sua comunità. Marchiata come una bugiarda e vittima del bullismo di un gruppo di ragazzi con cui era solita uscire, l’unico rifugio di Romy diventa la tavola calda dove lavora, nella periferia della città. Nessuno conosce il suo nome e il suo passato lì, e può finalmente mantenere l’anonimato. Ma quando una ragazza legata sia a Romy che a Kellan scompare dopo una festa, e arrivano notizie di un suo assalto ad un’altra ragazza nella città vicina, Romy deve decidere se vuole lottare o portare il peso di sapere che altre ragazze possono essere aggredite se non parla. Nessuno le ha creduto la prima volta – e sicuramente non lo faranno ora – ma il prezzo del suo silenzio potrebbe essere più alto di quello che può sostenere.
Certi libri non nascondono la verità, non tacciono sulla crudeltà di una situazione insostenibile, sono dei carri armati pronti a seminare un dubbio, una riflessione. La Summers esamina minuziosamente e con un coraggio invidiabile quel misto di vergogna e successivo silenzio che cade su una giovane donna dopo che ha affrontato l’ignobile atto di una violenza sessuale, negandole non solo in conforto del sostegno ma privandola anche della possibilità di parlare. Romy è ridotta al silenzio, perché un’intera comunità è incapace di riconoscere la verità nelle sue parole, non desidera minimamente scagliarsi contro un membro illustre della comunità, il figlio dello sceriffo, membro di quella élite che si copre di pregiudizi e scappatoie. Perché in fondo “lei lo voleva”, la scusa che serpeggia tra le labbra di tutti, il rafforzamento del comportamento di Kellan, l’ingiustizia perpetrata e mai nascosta. La Summers mette a nudo una società che vive in un bigottismo inaccettabile, che si inalbera contro la vittima, che cerca di insabbiare la verità. E ci riesce benissimo. Romy è scoraggiata, privata di qualsiasi appiglio, neanche con la famiglia riesce ad essere aperta, il rifiuto di un’intera comunità si ripercuote su tutto il suo spirito. Solo i suoi rituali, smalto e rossetto riescono a calmarla, un’armatura simbolica che indossa per nascondersi agli occhi del mondo, quel rosso sangue che la caratterizza e le permette di affrontare con un certo spirito la scuola, quel liceo pieno di schieramenti e avversioni che l’hanno messa all’angolo. Quello che mi ha colpito particolarmente è la caratterizzazione di Romy, che la Summers ha reso molto bene. È passato del tempo dagli eventi che l’hanno segnata così profondamente, ma la ragazza ne è ancora segnata, ogni mossa altrui è vista con sospetto, ogni interazione calibrata al dettaglio, nascondendo la sua fragilità dietro un muro impenetrabile di scontrosità e rabbia, quella rabbia intestina che diventa furia, la “rage” del titolo. Romy è come una palla di fuoco incandescente, ma allo stesso tempo è completamente impotente, non può compiere nessun passo, perché tutti l’hanno tagliata fuori, privandola della possibilità di ribellarsi. È il sentimento che la spinge avanti, la forza che le impedisce di chiudersi in sé stessa, perché nonostante tutto Romy cammina, anzi corre, vuole scappare da una vita ingiusta e vuole dimenticare. Brama un nuovo inizio, una tabula rasa che si nasconde nella sua vita, ma inevitabilmente si porta dietro il peso del suo passato e non può essere libera, semplicemente non può. Ma alla tavola calda in cui lavora incontra Leon, un ragazzo che saprà spezzare le catene di Romy un passo per volta. Leon non è il classico jock, il re del liceo, anzi ha abbandonato il college per cercare la sua strada, ma ha decisamente molte cose da dire. Resta da dire che Romy è la vera indiscussa protagonista, con il suo dolore, i suoi pensieri, le sue emozioni che emergono dalla pagina come stilettate. Certi pezzi, sul suo corpo, su quello che prova sono davvero sconvolgenti. Menzione per la madre, che ho molto apprezzato, perché nonostante tutto cerca di esserci, anche quando la figlia le nasconde la verità e soprattutto Todd, un uomo che ha perso tutto dopo un terribile incidente eppure mantiene un ottimismo invidiabile, una forza immane per affrontare lo scherno di una intera comunità.
L’ambientazione, quella di una piccola cittadina rurale chiamata Grebe aiuta ad enfatizzare la storia, mettendola in una luce ancora più drammatica, sia per Romy, sia per quello che succede alla festa, nominata nella trama. Le descrizioni, accuratissime lasciano interdetti, enfatizzando una comunità gretta e meschina, incapace di accettare la verità e preferendo infierire con una ragazza che apparentemente “se l’è cercata”.
Il particolare da non dimenticare? Un poster…
Una storia intensa, un pugno allo stomaco, la denuncia di un comportamento vile e meschino, il coraggio di una ragazza come Romy di vivere, con una palla infuocata di rabbia che le ribolle dentro. Courtney Summers al suo meglio, con un libro a cui si continua a pensare a lungo.
Buona lettura guys!