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All tomorrow’s parties

Da Mrtambourine

Mica è sempre nafiàbba abitare a Campo de’ Fiori.
Non lo è se il novantapercènto dei tuoi colleghi abita tra Trastevere e Monteverde, e non lo è soprattutto in quelle mattine in cui ti svegli stòrto, e hai voglia di stare un po’ per i cazzi tuoi.
Non lo è perché tra l’otto e il treno per la Muratella incontri sempre qualche collega.
E non è mica come al lavoro, che te li scegli, i colleghi con cui fare pausa caffè.
La mattina, ti capitano, e quelli che ti capitano te li becchi tutti, acchittoccanzengrùgna.
Così che ti tocca parlare anche con quelli con cui al lavoro scambi a malapena il saluto.
E ti verrebbe voglia di fare una carneficina, se sei in una di quelle mattinate in cui vuoi farti i cazzi tuoi.

Io, per aggirare il problema ho un metodo.
Non infallibile, per carità, ma se lo applichi con dedizione funziona quasi sempre.
Occhiali da sole – se c’è, il sole – ché così non possono sapere dove guardi. In modo da poter entrare in stazione, squadrare tutti indisturbato, identificare le zone di pericolo e aggirarle con naturalezza.
Una volta sono stato beccato perché non avevo ispezionato a destra delle scale.
Non c’era mica tanto sole, quel giorno, eh.
Una collega mi vede in occhiali da sole e mi fa: the sun’s too bright for your eyes, today.
Chissà se lo immaginava, che gli occhiali mi servivano per aggirarla, per studiarla come un insetto in una goccia d’ambra.

Poi, cuffie nelle orecchie, e qui viene il bello, ché devi saper scegliere la canzone.
Perché io già ho un rapporto schizofrenico e compulsivo con il tasto forward, ma quando sono in una di quelle mattinate non me ne va bene una.
Anzi, una a dire il vero sì.
Al tomorrow’s parties, di Velvet Underground & Nico.
Con Nico che canta, perché un amico di cui per discrezione non farò il nome mi ha regalato due perle di saggezza, nella vita: (i) Lou Reed non l’ho mai sentito cantare, Lou Reed parla; e (ii) nel dubbio, scopa.

All tomorrow’s parties

Con quell’assolo di chitarra assurdo, dissonante, che se fosse stato composto da Giorgio ai tempi dei Sottopelle l’avremmo cacciato dalla sala prove a badilate.
Con quel finale che pare che avessero finito il tempo a disposizione in studio di registrazione.
Sbrigateve, rega’, che ce stanno a caccia’!.

E poi, oh, è lunga.
Lunghetta, per chi nella vita ha ascoltato anche i NoFx e i Cripple Bastards.
E la lunghezza non fa mai male, dato che i treni per la Muratella fanno ritardi più epici della prestazione di Vucinic nell’ultimo derby.

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