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Trama: un eminente egittologo riesce a scoprire la tomba di un'antica regina egizia, la cosiddetta "senza nome". Nello stesso momento, la moglie da alla luce la piccola Margaret che, crescendo, comincia a sentire il richiamo della terra dei Faraoni...
Come molte altre persone conoscevo Bram Stoker quasi esclusivamente per Dracula e non avevo idea che lo scrittore irlandese avesse sondato i misteri dell'Egitto né che il suo racconto avesse ispirato una sorta di Il presagio in salsa faraonica. Ero inoltre beatamente ignara del fatto che esistesse questo horror anni '80 con Charlton Heston come protagonista e mi sono dunque accinta alla visione con una buona dose di curiosità e la promessa di recuperare, se la pellicola avesse meritato, il racconto Stokeriano. Ad essere sincera, Alla 39ª eclisse non mi ha entusiasmata particolarmente ma ha dalla sua un paio di caratteristiche positive che senza dubbio lo distaccano dalla massa, se non altro per il modo graduale in cui viene costruita l'ossessione del protagonista, per l'ambientazione particolare e per il finale incredibilmente pessimista. Lungi dal ricorrere ad un orrore grafico, Newell (al suo film d'esordio) preferisce infatti indugiare sul non visto e sul suggerito, lasciando allo spettatore sia il compito di interpretare diversi passaggi della pellicola e lasciandolo ad interrogarsi sulla veridicità o meno del mito della fantomatica regina Kara, la "senzanome", sia quello di comprendere ciò che spinge il protagonista all'azione: all'inizio, il dottor Corbeck si comporta come farebbe qualsiasi archeologo spinto da insana passione (oddio, vero è che quest'uomo meriterebbe di essere preso a schiaffi visto che abbandona persino la moglie malata ed incinta per inseguire la fama ed il successo) ma mano a mano che il film procede i suoi atteggiamenti diventano sempre più ingiustificabili e al limite dell'esasperazione, come se l'uomo fosse spinto da una potentissima volontà "aliena". La regina Kara esiste davvero o la sua presenza è solo frutto di suggestione combinata ad un'incredibile quanto spiegabilissima sfiga? Sul finale Alla 39ª eclisse prende una posizione ben definita ma per tutta la durata della pellicola la sfida, forse banale, tra scienza razionale ed esoterismo non è così scontata.
Ho nominato all'inizio l'ambientazione di Alla 39ª eclisse; le location, soprattutto quelle esterne, sono molto belle in quanto ubicate proprio nel deserto egiziano, a Luxor e tra le strade del Cairo, e non basta la fotografia leggermente "patinata" e sfumata (quindi, almeno per me, abbastanza fastidiosa) per privarle del loro innegabile fascino. Newell sfrutta le bellezze naturali egiziane soprattutto all'inizio, quando il film richiama le prime sequenze de L'esorcista con l'orrore che si svolge interamente alla luce del sole; con un abile gioco di regia e montaggio, la scoperta della tomba di Kara coincide con la malattia della moglie di Corbeck e ad ogni picconata degli archeologi segue uno straziante urlo della donna, preda di doglie inquietanti e premature. Questa prima parte così luminosa e concitata fa da degno contraltare all'ultima, più cupa e ambientata di notte, ed entrambe si fanno perdonare una parte centrale abbastanza banalotta e soporifera, ravvivata qui e là da qualche morte più o meno sospetta. A questo proposito, il grande e camurrioso problema di Alla 39ª eclisse, purtroppo, sono gli attori. Charlton Heston sarà anche un grande vecchio ma con l'horror ci azzecca davvero poco (tra l'altro aveva già rifiutato il ruolo di protagonista ne Il presagio), all'età di 60 anni ne dimostrava già 80 e fischia e l'idea di un tizio simile che fa l'archeologo e in più ha una figlia adolescente mi ha fatta ridere più di una volta; non sono migliori le sciape biondine che gli hanno affiancato, una nei panni della prima moglie (mostruosa, poveraccia) e l'altra in quelli della seconda mentre la figlia, interpretata da Stephanie Zimbalist, acquista spessore mano a mano che la pellicola procede e sul finale, anche grazie ad un bel make-up, riesce indubbiamente a fissarsi nella memoria dello spettatore. Riassumendo, Alla 39ª eclisse è un simpatico divertissement e un gradevole recupero di modernariato ma se non siete appassionati del genere potete tranquillamente ed elegantemente glissare.
Di Charlton Heston, che interpreta Matthew Corbeck, ho già parlato QUI.
Mike Newell (vero nome Michael Cormac Newell) è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come Quattro matrimoni e un funerale, Donnie Brasco, Mona Lisa Smile, Harry Potter e il calice di fuoco, Grandi speranze ed episodi di serie come Le avventure del giovane Indiana Jones. Anche produttore e attore, ha 73 anni e un film in uscita.
Susannah York (vero nome Susannah Yolande Fletcher) interpreta Jane Turner. Inglese, ha partecipato a film come Tom Jones, Superman, Superman II, Barbagialla, il terrore dei sette mari e mezzo, al nostrano Piccolo grande amore e a serie come Love Boat. Anche sceneggiatrice, è morta nel 2011 all'età di 72 anni.
Miriam Margolyes interpreta la Dottoressa Kadira. Inglese, la ricordo per film come La piccola bottega degli orrori, L'età dell'innocenza, Romeo + Giulietta, Magnolia, Harry Potter e la camera dei segreti, Harry Potter e i doni della morte - Parte 2 e inoltre ha partecipato a serie come Dharma e Greg; come doppiatrice ha lavorato nei film Babe - Maialino coraggioso, Balto, Mulan, Babe va in città e per le serie Rugrats e American Dad!. Ha 74 anni e un film in uscita.
Dal racconto Il gioiello delle sette stelle (di cui esistono due finali, quello pessimista della prima versione e quello più positivo della seconda stesura) sono stati tratti svariati altri film, sia prima che dopo Alla 39ª eclisse, il più famoso dei quali è sicuramente Exorcismus - Cleo, la dea dell'amore, prodotto dalla Hammer nel 1971; io non l'ho mai visto ma se Alla 39ª eclisse vi fosse piaciuto recuperatelo, magari assieme a Il presagio e a Manhattan Baby di Lucio Fulci! ENJOY!
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