Alla fiera dell’Est per due soldi un topolino mio padre comprò.
No non una pantegana, proprio un Topolino, il fumetto.
E venne il gatto che si mangiò il Topo che al mercato mio padre comprò.
Che ‘sto cazzo di gatto era meglio se lo castravamo così si dava una calmata invece di rovinarmi i fumetti che mi compra il papi.
E venne il cane che morse il gatto che si mangiò il Topo che al mercato mio padre comprò.
Perché oltre al gatto abbiamo pure il cane. In realtà io al papi gli avevo chiesto la Xbox One, ma lui mi ha comprato un cazzo di cane. Che ci fai con un cane? Non ci puoi mica giocare online con un cane… Ma comunque ha fatto bene a mordere il gatto, così quel porco peloso s’impara a rompermi i fumetti…
E venne il bastone che picchiò il cane che morse il gatto che si mangiò il Topo che al mercato mio padre comprò.
Cioè non è che il bastone sia venuto da solo, è venuto per mano di mio padre che quando beve ha la necessità di sfogarsi su qualcosa, e meno male che a ‘sto giro gli è capitato sotto mano il cane altrimenti mi faceva le chiappe a righe come l’ultima volta che si è sceso una fiasca di Bayleis.
E venne il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane che morse il gatto che si mangiò il Topo che al mercato mio padre comprò.
Perché il papi, dopo che ha bevuto e ha picchiato qualcuno random, si va sempre a rilassare sulla poltrona davanti al caminetto e getta nel fuoco l’oggetto con cui ha randellato, così se vengono gli agenti segreti del Telefono Azzurro non trovano tracce. E ci ha buttato il bastone.
Una volta si sentiva creativo e mi picchiò con i joypad della Wii, stile nunchaku. I Joypad della Wii nel fuoco fanno puzza.
A questo punto della canzone Branduardi si fa una pausetta dando spazio a un assolo di violini e altri strumenti indefinibili. È uno di quei momenti in cui il cantante ne approfitta per farsi un sorsetto di redbull e vodka.
E venne l’acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane che morse il gatto si mangiò il Topo che al mercato mio padre comprò.
Dai non era proprio acqua, era che il mio papi doveva versare tutto il JackDaniels che si era bevuto e il bagno è sempre troppo lontano per un ubriaco, così l’ha fatta nel camino.
E venne il toro che bevve l’acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane che morse il gatto che si mangiò il Topo che al mercato mio padre comprò.
Ora so che avete delle perplessità e le capisco perché anch’io trovo curioso che ci sia un toro di là in salotto che sta bevendo l’urina di mio padre nel caminetto. Ma, sapete, le case di campagna sono un po’ così, uno lascia la portafinestra aperta e finisce che entrano le bestiole: un insetto, uno scoiattolo, un toro, un Matteo Salveenee. L’altra volta ho trovato un Matteo Salveenee nel mio bagno che beveva l’acqua del cesso. Quegli stupidi roditori…
E venne il macellaio che uccise il toro che bevve l’acqua (che non era proprio acqua) che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane che morse il gatto che si mangiò il Topo che al mercato mio padre comprò.
E insomma sempre per ‘sto viziaccio brutto che abbiamo di non chiudere la porta di casa, è entrato pure il macellaio interpretato da Diego Abatantuono. Il macellaio sulle prime si è guardato intorno un po’ stranito, vuoi per l’arredamento postmoderno minimalista che abbiamo in casa, vuoi per il poster di Branduardi con i Kiss che campeggia sul caminetto o vuoi per le foto di mio padre con gli amici della curva del Catanzaro. Poi ha accoppato il toro, ma non con una mannaia o con un fucile, l’ha semplicemente preso a cinghiate usando una cintura di Gucci, una di quelle con la fibbia poco vistosa e non cafona che pesa solo 2 kili.
Qui il Branduardi si concede un’altra lunga pausa con un altro assolo di violini. Uno di quei momenti in cui il cantante può andare un attimo al bagno, un attimo all’iper a far la spesa, un attimo alle poste a pagare le bollette e tornare puntuale sul palco per l’inizio della strofa successiva.
E l’Angelo della Morte sul macellaio che uccise il toro che bevve l’acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane che morse il gatto che si mangiò il Topo che al mercato mio padre comprò.
No, non ho sbagliato a scrivere, nella canzone non c’è il verbo, dice solamente “L’Angelo della Morte sul Macellaio”.
Potete limitarvi a farvi una fugace grattata ai coglioni.
Si suppone però che il macellaio, dopo aver lasciato casa nostra, non sia mai arrivato a casa sua.
E infine il Signore sull’Angelo della Morte sul macellaio che uccise il toro che bevve l’acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane che morse il gatto che si mangiò il Topo che al mercato mio padre comprò.
Confesso: sto usando il copia e incolla per scrivere il ritornello.
“E infine il Signore sull’Angelo della Morte”. Anche qui non c’è verbo e non è dato sapere cosa sia successo precisamente. Magari il Signore ha fatto una partita a FIFA con l’Angelo della Morte ma siccome era troppo lungo da inserire nella strofa il Branduardi l’ha omesso. Oppure il Signore e l’Angelo della Morte si sono fatti un Cucciolone assieme. O si sono smezzati in KitKat. Boh.
Qualcuno mi dia il numero di Branduardi così glielo chiedo.
Comunque la volta successiva che mio padre andò alla Fiera dell’Est, per due euro comprò un SuperSantos e mi mandò a giocare fuori in giardino, lontano dai suoi maroni che erano molto fragili e si rompevano facilmente.
di Marco Improta All rights reserved