Quando si suggeritì di organizzare una una grande mostra di pittura impressionista a Londra, un perplesso Claude Monet scrisse al suo gallerista Paul Durand-Ruel che un’esposizione di questo tipo era ‘sconsigliabile’ e rischiava solo di confondere il pubblico della capitale britannica che ‘sa molto poco di noi’. Era il 1904 e da allora è passato quasi un secolo e certo la conoscenza dell’Impressionismo del pubblico (di Londra e del mondo intero) è certamente migliorata. È uno dei movimenti artistici più amati della pittura e tutti sappiamo cos’è. O no? A quanto pare la risposta è no. Almeno non sappiamo tutto. Questo è il motivo per cui per cui Inventing Impressionism alla National Gallery è una mostra così intelligente: perché offre un punto di vista nuovo su un argomento che tutti pensiamo di conoscere.
Photograph of Paul Durand-Ruel in his gallery, taken by Dornac, about 1910- Dornac, 1910 Archives Durand-RuelIn focus per una volta non sono tanto i fantastici francesi (sebbene la qualità pittorica delle 85 opere in mostra racconta una storia diversa), quanto la mente dietro il loro successo. In fondo neanche Mozart sarebbe stato nulla senza suo padre o i Beatles senza un buon manager. Naturalmente Paul Durand-Ruel (1831-1922) non inventò l’Impressionismo – a questo ci pensarono Monet, Renoir e compagni – ma ne vide il potenziale in un momento in cui nessuno credeva in loro. E come disse Monet, se non fosse stato per i suoi sforzi, ‘non saremmo sopravvissuti.’
Allo scoppio della guerra franco prussiana nel 1870, Durand-Ruel si trasferisce con la sua famiglia, suoi quadri e le sue speranze a Londra dove, affittata una galleria d’arte in New Bond Street in Myfair, si dedica al difficile compito di vendere arte francese agli inglesi in un momento in cui l’opinione pubblica Britannica non era certo in favore della Francia. Ed è a Londra Charles Francois Daubigny, artista della scuderia di Durand-Ruel, lo introduce agli allora sconosciuti Claude Monet e Camille Pissarro, anch’essi rifugiatisi nella capitale britannica per sfuggire alla guerra. Entrambi dipingevano direttamente dalla natura in un modo simile a quello di Gustave Courbet, Camille Corot e degli artisti del Realismo francese della Scuola di Barbizon tanto amata da Durand-Rouel, ma i loro soggetti erano audaci, nuovi e soprattutto moderni.
Fox Hill, Upper Norwood, Camille Pissarro 1870 – The National Gallery, London, Presented by Viscount and Viscountess Radcliffe, 1964Come gli artisti di Barbizon, anche Monet e Pisarro evitano la pittura di storia e dipingono paesaggi, nature morte e scene di svago Borghese. Ma lo fanno lavorando all’aperto, en plein air per catturare gli effetti della luce durante le diverse ore del giorno e delle stagioni. e in questo sta la grossa novità. Le loro sono tele spesso di piccole dimensioni ed eseguiti con con pennellate colori puri giustapposte e libere dalle gerarchie della prospettiva convenzionale. E guardando Madame Monet che legge un libro nella luce grigia di un appartamento in affitto in Kensington o le nevi blu di Pissarro a Upper Norwood e i suoi viali ombrosi di Sydenham, pare che la più grande delle rivoluzioni pittoriche del XIX secolo sia accaduta alla periferia di Londra. Per Durand-Ruel fu amore a prima vita. Tornato a Parigi nel 1872, iniziò immediatamente a comprare i dipinti di questa nuova entusiasmante generazione di artisti estendendo i suoi acquisti anche ad altri del gruppo come Alfred Sisley, Edgar Degas e Édouard Manet.
Horses before the Stands, Hilaire-Germain-Edgar Degas 1866-8, Paris, Musée d’Orsay, bequeathed by Count Isaac de Camondo, 1911Quella sulla “nuova pittura” come presto sarebbe stata chiamata, fu una scommessa coraggiosa e rischiosa che in più di un’occasione lo porta sull’orlo della bancarotta. Ma Durand-Ruel non demorde, che lui negli impressionisti (come il movimento viene battezzato dal critico Leroy, che ironizzava su un’opera di Monet, Impressione: levar del sole) ci crede. E lo dimostra offrendo agli artisti supporto morale e finanziario, organizzando mostre collettive e personali (un tipo di mostra ora standard tra gli artisti, ma fino ad allora raramente allestita), pubblicando cataloghi, corteggiando la stampa. Soprattutto Durand-Ruel era cosciente del fatto che doveva fare apparire ogni opera (anche i sensuali nudi di Renoir) moralmente ed esteticamente ineccepibile. E per questo non esita ad aprire la propria casa, affinché i parigini potessero ammirare la sua collezione privata e vedere con i loro occhi quanto belli ed eleganti fossero i dipinti di questa nuova arte sulle pareti di un’abitazione borghese.
E se un crollo in borsa nel 1874 gli impedisce di finanziare la prima collettiva dei pittori impressionisti (quella leggendaria, allestita nello studio del fotografo Nadar), si rifà con la seconda, tenutasi due anni dopo e in cui furono esposte circa 250 opere. La reazione non fu favorevole e le vendite quasi inesistenti, ma la stampa ne parlò – e anche molto. E la pubblicità, si sa, anche se negativa è pur sempre pubblicità…
Grafton Gallery, London, 1905Nel 1884 un nuovo crollo in borsa lo porta di nuovo quasi alla rovina. Ma questa volta la salvezza gli arriva dal mercato americano, dove ricchi collezionisti progressisti accolgono la nuova arte a braccia aperte, tanto da spingerlo ad aprire una nuova galleria permanente e New York nel 1888. E dopo l’America fu la volta della Germania e dell’Inghilterra. A Londra nel 1905 Durand-Ruel monta alla Galleria Grafton la più grande e più importante mostra impressionista mai tenuta in questo paese. Ritiratosi a vita privata nel 1913, morì nel 1922, felice che la sua follia fosse stata in realtà lungimiranza e con la certezza che alla fine i maestri dell’Impressionismo avevano trionfato.
Paola Cacciari
Pubblicato su Londonita
Fino al 31 Maggio
The National Gallery, Trafalgar Square, London WC2N 5DN. Info: tel. +44 (0)20 7747 2885