Troppo per la sua sorellina che un giorno lo chiamò Neno, e Neno rimase per tutti.
Neno s'è ammazzato di lavoro in vita sua. Ha iniziato nei campi da piccolo, poi ha lavorato nell'orario canonico e anche oltre le 17 quando faceva festa. Ma ha lavorato anche di sabato e di domenica e, per non farsi mancare nulla, ha lavorato nei giorni di ferie.
Per lungo tempo è stata una necessità, poi è divenuta una scelta e andava bene così.
Anche quando ha smesso di accettare lavori da altri ha continuato a lavorare alla casa, alla sua casa. È morto mentre stava grattando la facciata per ritinteggiare. Lui stesso non avrebbe saputo scegliersela un'uscita di scena più idonea.
L'hanno sistemato nella bara, col suo vestito migliore, quello blu dei cinquant'anni di matrimonio, incravattato a dovere e con le unghie ancora gialle di pittura murale da esterni. Per anni li ho maledetti coloro che, preparandolo, nemmeno una strusciata di alcol sulle unghie gli hanno passato.
Come spesso accade è servita un'illuminazione diversa, da fuori, per farmi capire che l'elemento che stonava in quella bara non erano le unghie macchiate di vernice, ma il vestito blu. Una tuta ci voleva.
Il Neno, nel caso che si trovi in qualche buco di paradiso, in questo momento, per la sua felicità, starà sicuramente piastrellando, intonacando o tirando su un muro a piombo: che cattiveria avercelo inviato in giacca e cravatta!
L'impagliatura dei fiaschi durante il riposo invernale.
Un giorno il Neno tornò a casa con la fotocopia sbiadita di una rivista contadina, Firenze Agricola, in copertina c'era lui piccolo, con i suoi nonni, ché la mamma non l'aveva nemmeno conosciuta. Sua nonna gli sta accanto, sono seduti sui gradini di casa, mentre suo nonno sta impagliando dei fiaschi. Era raggiante per il ritrovamento e mise in cornice la fotocopia.Qualche tempo fa ho avviato una ricerca che mi ha portato, ieri, alla consultazione degli annali di Firenze Agricola, presso l'archivio del Museo della Civiltà Contadina a Luco di Mugello.
Devo ringraziare con il cuore il signor Marcello Landi, curatore e responsabile dell'archivio, che, con estrema cortesia e disponibilità, mi ha messo a disposizione le riviste. La passione che anima il signor Landi, unita a pazienza e volontà, gli ha permesso di arricchire con testimonianze e documenti storici preziosi la raccolta del museo.
L'ho trovata alla fine la mia foto, anzi, l'ha trovata lui: è sul numero di febbraio del 1933.
I miei bisnonni e mio padre bambino: il Neno.
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La finestra sui ricordi, ieri, mi ha portato anche a scattare una foto per l'aggiornamento di uno dei post a cui tengo di più.