Magazine Hobby

Alla scoperta dell’Alpinismo eroico di fine ‘800

Da Pinkafe

di Rosengarten
Nel Giardino delle rose, alla scoperta dell’Alpinismo eroico di fine ‘800
Il romanticismo non può essere considerato solamente un movimento letterario quanto piuttosto una rivoluzione culturale che interessò trasversalmente molteplici aspetti dell’800. Anche l’Alpinismo nacque e si alimentò di quella linfa feconda che portava a sfidare l’ignoto e a confrontarsi con la natura severa ed arcigna delle montagne.
All’inizio solamente gli aristocratici si sentivano attratti da questo nuovo sport e spesso si affidavano ai valligiani che, per la loro natura, difficilmente si azzardavano a scalare le vette delle loro amate e rispettate montagne.
Le escursioni di seguito descritte vi riporteranno indietro nel tempo, verso gli anni eroici e romantici di due secoli orsono, quando inglesi, ma anche tedeschi ed austriaci, iniziarono a violare le guglie più ardite delle Dolomiti.
Localizzate in una buona cartina dei sentieri la Val di Fassa, ed in particolare il Gruppo del Catinaccio, e preparatevi ad entrare in un mondo fatato, pieno di guglie, pinnacoli, crode lisce e spigoli aerei, il tutto sapientemente (e fortunatamente) occultato al turismo di massa. Con uno sforzo relativamente limitato, avrete dunque la possibilità di raggiungere un anfiteatro roccioso, posto in quota, oggetto di una bella leggenda, la leggenda di Re Laurino, che ha fatto chiamare questo posto fatato “Giardino delle rose” o, se preferite, Rosengarten.
Lasciamo adesso le leggende e concentriamoci sull’escursione.
Riprendete in mano la cartina e cercate, nel cuore del Catinaccio, le Torri del Vajolet ed il Rifugio Re Alberto I, che sarà appunto la vostra meta.
Nel Giardino delle rose, alla scoperta dell’Alpinismo eroico di fine ‘800
L’itinerario parte dai 1.950 metri del Rifugio Gardeccia, che potete raggiungere tramite un’apposita navetta che parte da fondo valle (Pera di Fassa), oppure prendendo la funivia da Vigo di Fassa fino al Rifugio Belvedere dal quale, con una comoda passeggiata in quota, arriverete facilmente al Rifigio Gardeccia. Personalmente preferisco la seconda soluzione, che permette di ammirare, con calma, buona parte delle montagne  del Catinaccio; in particolare la vostra attenzione sarà attirata da un’imponente parete liscia e scura, sovrastata da una specie di conca che culmina in una vetta: il Catinaccio appunto, con la sua famosa parete nera.
Una volta arrivati al Rifugio Gardeccia, il sentiero si innalza fino a raggiungere uno sperone su cui si trovano il Rifugio Vajolet e il Rifugio Preuss, situati a 2.243 metri.
Piegate a sinistra ed imboccate il sentiero n. 542 che si inerpica su una serie di rocce, scoscese ma agevoli, dotate in alcuni punti di alcune funi metalliche che permettono di salire anche ai meno esperti. In circa 50 minuti arriverete al Rifugio Re Alberto I, costruito nel 1933 dal leggendario scalatore Tita Piaz, il Diavolo delle Dolomiti, e dedicato al re del Belgio con il quale soleva arrampicare.
Il rifugio si trova su un pianoro, a 2.621 metri, ma soprattutto alla base di tre fantastiche torri che svettano ardite verso il cielo. A partire dalla vostra sinistra la Torre Delago (mt. 2.790), con il famoso spigolo sud-ovest salito per la prima volta da Piaz nel 1911, con un’arrampicata estremamente aerea e strapiombante per centinaia di metri sul versante nord-ovest. A fianco la Torre Stabeler (mt. 2.805) e poi ancora a destra la Torre Winkler (mt. 2.800). Ogni torre, porta il nome del suo primo scalatore e si tratta sempre di pionieri dell’arrampicata sulle Dolomiti. 
Ritornando alla nostra escursione, potete ripercorrere il percorso dell’andata fino a ritornare al Rifugio Gardeccia, oppure proseguire per il Passo Santner (mt. 2.734) da cui parte l’omonima ferrata che, senza eccessive difficoltà, porta al Rifugio Fronza alle Coronelle (Rosengartenhütte, mt. 2.339). Il rientro al Rifugio Gardeccia potrà avvenire tramite il Passo delle Coronelle (mt. 2.630), seguendo il sentiero n.550.
Un’altra bella escursione è quella che si svolge nella zona del Catinaccio d’Antermoia (mt. 3.002).
Anche in questo caso si parte dal Gardeccia e si sale ai rifugi Vajolet e Preuss. Da qui si prosegue per il sentiero n. 584 fino al Rifugio Passo Principe (mt. 2.601).
A questo punto sceglierete fra la salita al Catinaccio d’Antermoia, con via ferrata oppure, volendo evitare quest’ultima, seguirete il sentiero che aggira la montagna; in entrambi i casi arriverete al Rifugio Antermoia che si trova a 2.497 metri, nei pressi di un piccolo lago alpino.
Da qui, tramite il Passo Lausa ed il Passo delle Scalette, ritornerete con un percorso quasi sempre in discesa al Rifugio Gardeccia.
Il percorso ad anello sopra descritto, è alla portata di un qualsiasi escursionista ben allenato e richiede dalle 5 alle 6 ore.
Oltre a questi itinerari, la zona del Catinaccio offre tantissime altre escursioni, seguendo sentieri ben segnalati che collegano i numerosi rifugi della zona; lasciamo a ciascun escursionista il piacere della scoperta.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :