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Allacciate le cinture

Creato il 06 marzo 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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Anno: 2014

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 110 ‘

Genere: Drammatico 

Nazionalità: Italia 

Regia: Ferzan Ozpetek

Data di uscita: 6 Marzo 2014

Rino Gaetano nella sua breve e intensa carriera ha scritto e interpretato alcune fra le più note canzoni contemporanee, ma quella che il regista Ferzan Ozpetek ha deciso di usare per il suo nuovo film appartiene ad una categoria diversa. E’ una canzone d’amore, che Rino canta una sola volta ad un concerto – prestata da Riccardo Cocciante -, e sarà per questa singola e unica interpretazione che la melodia, la voce rotta e l’interpretazione, risultano qualcosa di unico. Un grido al tempo beffardo, agli anni che passano e all’amore sopra ogni cosa:“A mano a mano ti accorgi che il vento, Ti soffia sul viso e ti ruba un sorriso, La bella stagione che sta per finire, Ti soffia sul cuore e ti ruba l’amore”.

Ozpetek dirige “Allacciate le cinture” sulle stesse note della melodia, un viaggio scandito dall’amicizia, il sentimento, la malattia e la solidarietà attraverso un gruppo corale di attori. Da sempre tessitore degli animi dei suoi personaggi, il regista fa un bilancio degli anni che passano e di come il tempo da un giorno a un altro ti lasci perplesso di fronte alla tua immagine riflessa allo specchio. E’ il momento di tirare le somme, e raccontare una storia dove ogni spettatore possa trovare un po’ di sé e del suo vissuto.

Sono gli inizi degli anni 2000 in Puglia, una giovane ragazza, Elena (Kasia Smutniak), fa la barista in un punto di ritrovo della movida locale, si destreggia fra lavoro, colleghi che sono i suoi più cari amici e una bizzarra famiglia. L’incontro con Antonio (Francesco Arca), è un incontro sotto le righe, fra incomprensioni, antipatia iniziale e totali divergenze caratteriali. Eppure l’amore si sa, non conosce barriere, e quando tira la sua freccia non c’è nulla che possa arrestarla. Un innamoramento scandito dalla bellezza della gioventù, dal disincanto dei paesaggi e dai sogni, che segna la prima parte di una pellicola che è forse la più matura e consapevole del regista turco. In un salto temporale di 13 anni ritroviamo gli stessi personaggi alle prese con la vita quotidiana di tutti i giorni e le dinamiche relazionali mutate a causa di abitudini, figli e responsabilità. L’amore che univa i due protagonisti è seppellito sotto ceneri bruciate dal risentimento, il non sentirsi all’altezza e la voglia incessante di restare giovani. Elena e Antonio sono in quel momento in cui, volenti o nolenti, bisogna allacciare le cinture perché una turbolenza sta per abbattersi su di loro, la malattia, tema ricorrente nei film di Ozpetek, colpisce duro e senza scrupoli, portando in scena un’analisi sentita dei vari processi del cancro, facendo attenzione a non cadere mai in facili sentimentalismi. Grazie anche a un personaggio straordinario come quello di Paola Minaccioni, che in maniera scanzonata alterna in un’altalena perfetta dolore e risate della realtà ospedaliera. La malattia affrontata come forma di ritrovo, una nuova linfa per far rinascere come una fenice le cronache di un sentimento mai mutato fra i due protagonisti.  La macchina da presa stringe forte su di loro come una lente di ingrandimento a cuore aperto attraverso dei primi piani intensissimi, marchio di fabbrica dell’autore.

E’ così che ci racconta il tempo Ferzan Ozpetek, con storie che non hanno dell’incredibile ma che siano reali, e questa volta lo fa con un’eleganza che racchiude in sé tutta la caratteristica della drammaticità turca e quella polacca della Smutniak insieme. Una sceneggiatura libera di improvvisazioni che ha come collante il personaggio di Fabio (Filippo Scicchitano), un ragazzo gay che scopre piano, piano le sue fragilità stando sempre attento a non urtare la sensibilità altrui. Sono cinture invisibili quelle attaccate ai personaggi di questa storia, di un colore impercettibile scandito da mille sfumature che si alimentano nella vita di tutti i giorni e che almeno una volta nella vita ognuno di noi allaccia per tenersi più in salvo possibile.

Sonia Serafini


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