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Alle porte di Lucca Comics & Games 2014: Renato Genovese

Creato il 20 ottobre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

locandinalocandinaÈ difficile non aver notato i cambiamenti nel mondo del fumetto negli ultimi anni: la Bonelli pubblica fumetti a colori, alcune graphic novel vendono come romanzi di successo, il crowdfounding e i web comics hanno modificato alla base il concetto di autoproduzione. Appare quindi quasi naturale che anche il Lucca Comics & Games, il più partecipato festival del fumetto in Europa, voglia rinnovarsi: “Revolution!” è infatti il titolo scelto per l’edizione 2014. Dal 1966, primo anno dello svolgimento nella cittadina toscana, il festival è cresciuto, ha cambiato nome, gestione, periodo di svolgimento e pubblico di riferimento: quest’anno le novità sono state presentate a una conferenza stampa a Milano, come si addice a qualunque grande evento commerciale italiano, che riguardi i fumetti, il gioco o la cultura in generale. Le innovazioni, come ha raccontato il direttore dell’evento Renato Genovese, non saranno tanto dentro i padiglioni (dove comunque gli espositori continueranno a proporre le migliori novità dell’anno, tenute in serbo per l’occasione), ma all’esterno, toccando il rapporto ormai indissolubile fra festival e città. Se nel 2006 la fiera è tornata all’interno delle mura cittadine, nel 2014 si allargherà capillarmente su tutto il centro città, riversando nei vicoli medievali la moltitudine colorata dei cosplay, dei giocatori e dei lettori di fumetti. Lucca Junior conquisterà un intero palazzo, l’ex-Real Collegio, trasformandosi in Family Palace; il Giappone, con manga, anime e cultura pop, colonizzerà il Giardino degli Osservanti e si allargherà nella Japan Town; la Disney, con il padiglione Star Wars, occuperà per la prima volta Piazza dell’Anfiteatro. Aumenteranno anche le collaborazioni con enti esterni: l’Unicef proporrà in vendita la Rat-Pigotta ideata da Leo Ortolani, il CNR pubblicherà un resoconto di un gruppo di fumettisti in visita al CERN di Ginevra. Ci saranno poi le anteprime cinematografiche, i videogiochi e i giochi da tavolo, la musica e le rappresentazioni storiche; ci sarà il rischio di perdere ore seduti a una panchina, leggendo l’ultimo acquisto oppure osservando la folla in maschera. E, come spesso accaduto negli ultimi anni, ci si chiederà: «ma il fumetto, al Lucca Comics, è ancora il centro della manifestazione?».
Abbiamo cercato di capirlo con qualche domanda a Renato Genovese, direttore di Lucca Comics & Games.

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Il festival del fumetto di Lucca, in varie forme e denominazioni, si organizza ormai da quasi cinquanta anni. Qual è l’impegno richiesto alla città per la manifestazione?
La città organizza dei tavoli di lavoro per le questioni legate alla sicurezza e all’ordine pubblico; ma per il resto al comune non si chiede nient’altro, se non di accettare l’evento. Il bello del festival di Lucca, rispetto ad altri eventi legati ai fumetti in giro per il mondo, è che i visitatori possono scivolare attraverso un autentico mondo storico, culturale, artistico. E alla fine la città non ha un danno, non è stata smossa una pietra. Il pubblico del Comics è sorridente, motivato, educato: un popolo che si fa benvolere.

Lei collabora dagli anni ‘90, in vari ruoli, con il Lucca Comics and Games. Cosa è cambiato da allora?
Io ho cominciato nel 1993 a lavorare con il Lucca Games, che all’epoca era appena nato e separato dal Lucca Comics. Poi nel 1996 sono diventato direttore organizzativo dell’Ente Garnier, che fino al 1999 si è occupato della gestione. Dal 2000 ho potuto seguire il mio progetto. Prima c’era una mentalità precaria: si aspettavano i contributi pubblici, e se non arrivavano, non si faceva la manifestazione. Io ho preferito dare un orientamento manageriale: la riuscita del festival, la sua autonomia, la sua indipendenza (politica, ma anche culturale) derivano solo dal potersi sostenere con i propri mezzi. Certo, devi avere una proposta valida, sperando che i visitatori apprezzino l’aumento della qualità e della quantità…

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Per il pubblico che cosa è cambiato?
Per quanto riguarda il pubblico, dagli anni ‘90 noi abbiamo anticipato e fornito i servizi di cui aveva bisogno. Il concetto di Lucca Games, ad esempio, nasce da una mia idea: ho immaginato la declinazione degli interessi degli appassionati di fumetti. I lettori sono giocatori di ruolo? Sì, e sono anche videogiocatori. Abbiamo immaginato per un attimo la camera di un nostro visitatore medio, con i poster fantasy, i libri di Conan, le cassette e i dvd, oppure i giochi di ruolo. Si tratta di una crossmedialità che all’epoca non era evidente, e che forse Lucca è riuscita a scoprire per prima. È grazie a questa intuizione che è nata l’identificazione del pubblico con la manifestazione. Il pubblico è il principale protagonista di Lucca Comics & Games: per noi l’importante non è che un editore porti una grande novità, ma il poterla dare ai visitatori. Anche la rivoluzione logistica di quest’anno nasce dall’attenzione per il pubblico: le sedi sono decentrate ma sempre a portata di mano, per migliorare e agevolare la percorrenza pedonale. Per le automobili purtroppo non possiamo fare molto, anche se abbiamo predisposto i parcheggi, le navette… insomma, ci diamo da fare. Questa è la filosofia che c’è dietro Lucca Comics & Games, e penso che il pubblico l’abbia recepita, perché di anno in anno la crescita è stata esponenziale.

Quali sono le innovazioni previste nei prossimi anni?
Questo, come ho detto, è l’anno della rivoluzione, che deve essere sperimentata. Io, come direttore della manifestazione, non aspiro ad aumentare sempre di più il pubblico: una partecipazione come quella del 2013 andrebbe bene, e sarebbe perfino accettabile una piccola contrazione. D’altronde, anche se aspirassimo a una crescita incredibile, la città di Lucca non sarebbe in grado di sostenerla. Le nostre ambizioni a questo punto sono più di contenuti, che di quantità di pubblico o di quantità di eventi: perché se l’anno scorso il pubblico non è riuscito a entrare in qualche padiglione o presentazione, allora l’organizzazione è stata inutile. Però, prima di partire con nuove idee e concezioni, vogliamo chiudere quest’anno, cercando di respirare; e poi, siamo aperti anche ai consigli. Abbiamo un po’ di modestia: tanto da dire che, magari, qualcuno ci può anche indicare una strada che non avevamo considerato.

Intervista tenuta dal vivo il 14 ottobre 2014 a Milano

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