Alle porte di Tannhäuser

Creato il 07 giugno 2011 da Albino

Uscire a cena coi colleghi, passare la serata a chiacchierare, ridere e scherzare, tra un piatto di sashimi e un bicchiere di sake. Partecipare alle conversazioni e agli scherzi, ascoltare, raccontare, capire, ribattere, tutto in giapponese. Chi l’avrebbe mai detto.

Ritrovarsi in una stanza di bar tutta legno e specchi, e bottiglie sullo sfondo e barman che lava i bicchieri. Ritrovarsi seduti su poltrone di pelle a bere whisky, col karaoke che va e i clienti alticci con la cravatta slacciata che si danno il cambio a cantare. Chi l’avrebbe mai detto.

Essere nato in Italia ma essere diventato un salaryman giapponese, passando per le lande dell’outback australiano. Essere partiti da un paesino ed essere arrivati fino al centro di Tokyo, giacca e cravatta, ventiquattrore in mano. Essere partiti dalle aule studio di ingegneria con le dispense fotocopiate e manco i soldi per fare dieci carte di benza, e ad ogni tappa aver cambiato scenario, lingua, mondo. Close the world, open the next: Chi l’avrebbe mai detto.

Ci pensavo ieri sera, mentre stavo al karaoke coi colleghi, e parlavo con un tizio appena conosciuto. E mi son detto, cazzo Albi, stai a migliaia di chilometri da casa in un bar fumoso di un vicolo nascosto di Tokyo, a parlare di baseball con un giapponese ubriaco di mezza eta’, nella sua lingua. Piu’ di cosi’, manca solo di vedere i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.

Certo che la vita sa essere proprio un’avventura eh. Che peccato sarebbe non viverla fino in fondo, proprio uno spreco.



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