Alle volte un cicchetto è meglio di un cono tre gusti

Creato il 14 luglio 2014 da Eva Guidi


Questa sera non mi va proprio di filosofeggiare, sarà il tempo, sarà l’operario che nella stanza accanto ha imbastito un rave party con le mie tapparelle ante-guerra, sarà che alle volte il cervello ci mette quel tantino in più a carburare e, sventolando bandiera bianca, si abbandona all’inerzia…Voglio fare la bimba, voglio parlare, scrivere, esprimermi così come viene, senza prestare particolare attenzione alle virgole e digressioni…voglio che sia una specie di stream of consciousness…sono Ulisse contro i Proci e guai a chi mi tocca Penelope e la sua tela!
Ho letto un libro, fin qui nulla di nuovo sul fronte occidentale, un romanzo assurdo, illogico, ai limiti dell’imprevedibilità: un centenario tendente all’alcolismo e all’omicidio fa comunella con un ladro solitario, un hippy onnisciente, veterinario e talvolta architetto, una donna con un elefante ed il capo di una banda i cui membri non si capisce se suonino musica classica o spaccino droga e polpette a lunga conservazione.
Jonas Jonasson scrive “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”, alla faccia del botulino, delle pinze dietro alle orecchie, delle creme al plutonio e, soprattutto, alla faccia dell’eterna giovinezza: si può campare 100 anni, è vero, tenersi in forma, tonici e reattivi, si può ricercare l’ipocrisia dei falsi sorrisi e dei “sembri molto più giovane”, si può scegliere di sembrare una ciambella glassata di rosa, un po’ lucida ed unticcia, ma alla fine, cari miei, non è più importante la qualità della quantità? Posso arrivare a 90 anni, con una proporzione di carne:plastica pari a 1:100, apparire più giovane, camuffare l’esperienza, ma sono le rughe, i segni di ogni vittoria e di ogni sconfitta a confermare una vita meritevole di tale nomea.
Per cui parlo a te, nonna dalla cofana permanentata e dagli occhi alla China Town, tu, proprio tu, medusa in liquefazione, puoi dire, dall’alto de tuo botulino e delle tue iniezioni di filler, di aver pranzato col generale Franco, alzato il gomito col Presidente Truman, conversato amabilmente con Mao Tse-tung e litigato con Stalin?
No? Bene a parer mio non ti resta che ammirare il palloncino all’elio che vedi riflesso nello specchio e piangere, ammesso e non concesso che i condotti lacrimali siano ancora percorribili.
Passo e chiudo!



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