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Allen Zadoff – Fame. Cose che ho imparato nel mio viaggio da grasso a magro

Da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

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Tra un anno mi piacerebbe poter dire che questo libro mi ha cambiato la vita. Non so se sarà così, me lo auguro.

In questi giorni è stata la svolta. Ciò che mi ha impedito di fare una cazzata grande come un baobab centenario, ciò che vorrei desse inizio al mio cambiamento, alla mia guarigione.

Lo dico subito, non è un libro per tutti. Io lo vorrei che lo fosse, davvero. Ne ho acquistate immediatamente due copie (quelle che ho trovato scontate) da regalare in futuro perchè vorrei che alcune persone che conosco lo leggessero per provare a capirmi. Ma non posso pretendere che gli altri capiscano come sto perchè sono io a volerlo, è assurdo. Ma siccome sono spesso egoista lo regalerò sperando in altruistici slanci di comprensione. E nel mondo c’è così poca empatia verso le persone grasse che davvero è un libro che probabilmente andrebbe sprecato in certe mani.

Attenzione, non si parla di chi pesa 70kg e vuole arrivare a 60. Si parla di chi pesa anche un quintale in più. Io non ho nulla contro chi pesa 70kg e ne vuole perdere 10, beato lui. Ma non abbiamo niente in comune, non condividiamo lo stesso problema, non abbiamo nulla da spartire. L’avere dei chili da perdere (anche se un conto è doverne perdere 10, un conto 50, c’è una bella differenza) non significa nulla. Chi pesa 70 kg e vuole dimagrire si compri il libro di Carr, non “Fame” di Zadoff.

Non è un manuale di auto aiuto, non è una guida per dimagrire, dice, in modo semplice, diretto, persino scontato, tutto ciò che vive, prova, sente, una persona gravemente obesa e mangiatrice compulsiva. Non è il libro che avrei voluto scrivere io. Non ne sarei stata in grado. Sono felice che qualcun altro l’abbia fatto. Ad ogni capitoletto mi sono ritrovata prima ad annuire, a dire “Sì è vero, è proprio così”, poi a sorridere per essere stata smascherata, infine a piangere perchè essere messi a nudo fa sempre un po’ male. Mi sono sentita una bambina, lo sono effettivamente. Essere grassi fa sì che si cresca solo fuori ma dentro si rimane piccoli. Per cambiare qualcosa, bisogna crescere.

Parla veramente di tutto, io c’ho visto il mio mondo. Parla delle infinite diete fatte (è un bello schiaffo alla dieta “tradizionale” e onestamente io penso che l’autore abbia proprio ragione), del rapporto malsano che si crea con il cibo, parla di malattia, malattia già, parla dei rapporti con il resto del mondo, dell’universo di una persona orrendamente grassa in perenne guerra con ciò che la domina, ciò che la sovrasta: il cibo. Il cibo, finché uno non cambia qualcosa nella propria testa, vince sempre. Ci si mette a dieta, si perdono persino dei chili, ci si illude di aver vinto la guerra, ma in realtà è solo una misera battaglia, la guerra la vince il cibo. Ammetterlo è fondamentale. Ammettere di essere meno forti di un sacchetto di biscotti è dura da mandare giù, è terribile, è pazzesco essere vinti da una confezione di Abbracci Mulino Bianco, ma è così. E’ una vita d’inferno. Passare 24/7 a pensare al cibo, al prossimo pasto, chi non ha mai vissuto una cosa del genere non può minimamente capire. L’ossessione per il mangiare è qualcosa che ti porta via tante di quelle cose da accorgersene troppo tardi. Affidare al cibo la propria vita, la propria serenità, il proprio equilibrio uccide. E non in senso figurato, uccide sul serio, fa morire. Perchè ci si supera costantemente, perchè il cibo non è mai abbastanza, se prima bastava un panino domani ce ne vorranno due, fra una settimana tre. E’ una fame atavica, d’affetto, di pace, di equilibrio (rimarco questa parola perchè per me il cibo è quello, è ciò che sta dall’altra parte della bilancia a due bracci e che tiene in equilibrio la mia esistenza) che non si sazia mai. Questo libro è tutto questo, e parecchio di più.

Ci sarebbero molte cose da scrivere, ho molte cose da scrivere, lo farò perchè più che con il libro hanno a che fare con me, in particolare il discorso della malattia, tempo al tempo e scriverò tutto quanto.

ps. l’autore è stato realmente grasso, fino a superare i 160 kg, non è un esperto improvvisato, un medico, uno scienziato, parla semplicemente di quello che ha vissuto e di quello che ha capito sulla propria pelle.



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