La dermatite allergica da contatto al nichel è la più frequente nell’Europa occidentale in relazione ai metalli, con l’Italia che ne soffre in percentuale ragguardevole (circa il 30% dei soggetti). Colpisce in prevalenza le donne.
Il nichel è contenuto in molti oggetti di uso comune come: monete, gioielli, bigiotteria, fibbie per pantaloni e borchie, piercing, detersivi, utensili da cucina, prodotti cosmetici quali mascara, ombretti, rossetti, fondotinta, detergenti, creme idratanti e nutrienti per il viso e per il corpo, tinture per capelli.
La presenza del nichel nei cosmetici, nei detergenti o nelle creme non è purtroppo rintracciabile nella lista descrittiva della composizione del prodotto, poiché si tratta di una forma di inquinamento del prodotto stesso, il quale può contenerlo in labili tracce a causa dell’impiego di materie prime non selezionate o per una contaminazione durante la catena di lavorazione o, infine, perché il prodotto è stato conservato all’interno di contenitori metallici.
Non esistono cosmetici o prodotti assolutamente privi di nichel, bensì solo quelli che possono essere dichiarati con una concentrazione molto bassa (come imposto da direttive dell’Unione Europea), incapace di scatenare una reazione allergica. La dicitura “nichel tested” oppure “nichel safe” certificano il contenuto controllato di nichel in un determinato prodotto.
Nello specifico, i sofisticati strumenti dei laboratori GD e L.E.D.I. sono in grado di assicurare nei prodotti una concentrazione di nichel pari o inferiore allo 0.000001 %, una soglia del tutto innocua anche per le pelli piu’ sensibili, che giustifica la dicitura “Nickel Safe”, indicata sulle creme, i detergenti e le emulsioni. Inoltre nei laboratori, viene eseguito il test sulla rintracciabilità del nichel su ogni singolo lotto di produzione.
Il sintomo più comune per chi soffre di allergia, comunque, è il prurito cronico accompagnato al rossore, sovente combinato con un’eruzione cutanea che talvolta adduce delle crosticine. Eritema alle mani o rossore al bacino in prossimità della cintura sono campanelli d’allarme da tenere in debito conto, specie se crescenti con l’appropinquarsi della stagione più calda. Senza dimenticare, ad ogni modo, che la dermatite può manifestarsi anche in una parte del corpo distante dal punto di contatto con il metallo. La terapia topica, e spesso pure la sistemica, è solo sintomatica, risolve cioè i segni ed i sintomi della dermatite, ma per evitare le recidive resta indispensabile evitare il contatto con il nichel.
In rari casi chi soffre di allergia da contatto al nichel può manifestare anche sintomi e malessere generali dopo l’ingerimento di determinati alimenti. Si tratta di una forma di allergia alimentare al nichel. Solamente in questi pochissimi e selezionati casi viene raccomandato di evitare l’ingestione di alimenti con alto contenuto di nichel: frumento, segale, avena, miglio, grano saraceno, cacao, cioccolato, the, gelatina, lievito in polvere, prodotti di soia, fagioli rossi, legumi (piselli, lenticchie, arachidi, soia e ceci), frutta secca, cibi in scatola.
Va da ultimo ricordato che – nei casi più gravi – i medici allergologi (e solo loro) praticano una sorta di vaccino. Niente a che fare con la profilassi, al contrario il metodo si basa sull’inserimento graduale di sostanze che provocano una reazione nel paziente, abituando l’organismo al nichel.
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COMMENTI (1)
Inviato il 09 novembre a 21:38
Sapevo che in nord europa l'allergia al nichel era meno diffusa che nel Belpaese perché foravano da tempo le orecchie con orecchini in plastica medica senza nichel. Adesso si trovano anche in Italia: sono marcati Blomdahl e questo è il sito italiano: www.europmedical.it