Lezioni condivise 44 – La scelta dell’archetipo
(bozza)
Lo stemma codicum, rappresentazione grafica dei rapporti intercorrenti tra i testimoni di un codice, non è mai finito, nel senso che l’eventuale scoperta di un altro codice è sempre possibile.
Prenderemo in considerazione tre esempi di fronte ai quali sono sorti problemi diversi.
In presenza di varianti equipollenti, senza errori che ci aiutino, la scelta dell’archetipo avviene necessariamente mediante il dato probabilistico (calcolo probabilità), con la scelta della variante maggioritaria, con l’analisi degli errori (ciò che si scosta dalla volontà dell’autore). E’ una scelta delicata che occorre far bene. I pre-lechmaniani si basavano sul numero assoluto dei manoscritti, senza badare se fossero dello stesso ramo o meno, occorre considerare invece i rami che riportano la stessa variante.
La legge della maggioranza per individuare le parentele viene meno in caso di lezioni difficili, meno probabili ad aversi, stilisticamente diverse, più arcaiche…, cioè con tutti i testimoni discordi.
Esaminiamo tre diverse lezioni di Meravigliosamente di Jacopo da Lentini:
Al cor m’arde una doglia,
com’ om che ten lo foco
a lo suo seno ascoso,
e quanto più lo ‘nvoglia,
allora arde più loco,
non pò star incluso:
similemente eo ardo,
quando pass’e non guardo
a voi, vis’ amoroso.
V = quanto più lo invoglia/ allora arde più loco (latinismo avente
valore avverbiale – là, lì, in quel luogo)
L = quanto più lo invoglia/ tanto prende più loco (spazio)
P = quando più lo invoglia/ allora arde più in loco (migliore, ma
non esatto-luogo)
In questi casi di solito si scelgono le varianti comuni, semplici in
sintonia con il testo, ma in questo caso la lectio difficilis, è quella
giusta.
Si può agire così: la prima parte + allora (maggioritaria) , poi nonostante P sia affidabile, la lezione migliore è V, ove loco ha il senso di lì (avverbio). Le altre due lezioni risultano più banali con le aggiunte di prende e in.
La lectio difficiliorem diventa scelta obbligata quando lo stemma non ci aiuta o è bipartito, si tratta di solito della lexio colta, arcaica, meno corrente
Altro esempio:
CANTICO DELLE CREATURE
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se confane,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Confano = si confanno, lezione più probabile, ma banale
confane = si confà – ne , tipo sine, none, sillaba paragogica – lectio difficiliorem
confàne rima con mentovàre (assonanza, solo vocali uguali dopo l’accento tonico), più corrente
Se le varianti sono tutte diverse lo stemma codicum non serve.
Salvo l’anacronisticità di una variante, ovvero non possibile che la avesse scritta l’autore.
Dunque in caso di albero bipartito, lo stemma serve poco e la scelta va considerata tra l’aderenza stilistica e la lexio dificilior, tenuto conto del fatto che il copista avrebbe potuto introdurre lui delle forme anacronistiche.
La diffrazione
Prendiamo diverse lezioni da “La vie de saint Alexis”, poema dell’XI secolo e ss. (1872), verso 155
La tradizione ci dà tutte lezioni diverse e poco attendibili: L A P P2 S
Si tratta del primo grande capolavoro della letteratura francese, la Vie (o Chanson) de saint Alexis (”Vita di sant’Alessio”), appartenente al genere agiografico-religioso, cui la nascente letteratura volgare attinge a piene mani.
Ço di[t] la medre: ‘S’a mei te vols tenir,
Sit guardarai pur amur Alexis.
Ja n’avras mal dunt te puisse guarir.
Plainums ansemble le doel de nostre ami:
Tu tun seinur, jol f[e]rai pur mun filz.’
L = tu del tun seinur jol frai pur mur filz (errata) metricamente e.m. (errore metrico)
A = tu pur tun sire e pur mun chier filz , anacronismo, sire in francese antico era segnur
P= tu pur tun seignur jelferai por mur filz (errata) errata metricamente
P2= tu tun seignur jelferai por mur filz , lascia a desiderare
S = l’une son fil et l’autre son amì (da scartare) emendamento possibile invece di seignur o sire
tu pour tun per jel ferai por mur filz (per = pari)
La diffrazione può avvenire anche per accidente meccanico (taglio), cancellatura, lacuna, interferenza…
Si arriva così all’emendatio sire-seignor pari per…
tu por tun (maggiortario da A e P) per (emendamento) jel ferai por (da P) mur filz (maggioritaria L P).
L’altra scelta è più complessa: tu tun (da P2) seinur jol f(e)rai pur (da L), mun (da A) filz (L A P P2)
(Filologia romanza – 24.4.1996) MP
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