Alphaville Cineclub presenta “Principessa Romy”, monografia dedicata a Romy Schneider”

Creato il 06 giugno 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

 

A trent’anni dalla scomparsa Alphaville Cineclub ricorda, dal 13 al 17 giugno 2012 dalle ore 20.45 nella sua sede di Via del Pigneto 283, Romy Schneider (1938-1982), proponendo una selezione di pellicole che più di altre hanno messo in risalto la bellezza ed il talento dell’attrice austriaca, versatile protagonista di tanto cinema d’autore.

“… Una vita infelice e tumultuosa, segnata da grandi dolori e grandi successi, spezzata anzitempo, alla fine di una notte che non riusciva a passare. Parabola esemplare, quella di Romy Schneider, morta a 44 anni dopo aver girato oltre 60 film e incantato eserciti di fan, un classico percorso maledetto, tanto per ricordare, ancora una volta, che fama, fascino, talento, non servono a curare le ferite dell’anima. Le sue erano tante, troppe, risalenti all’infanzia da «bambina dimenticata in collegio» dopo il divorzio dei genitori, e poi riaperte dal suicidio, nel ‘79, del primo marito Harry Meyen Haubenstock, dagli amori sfortunati, dalla paura di invecchiare, dai problemi di salute, ma, sopra e più di ogni altra cosa, dalla perdita, il 5 luglio del 1981, del figlio David, «un ragazzo che aveva avuto in dono tutta la bellezza e la grazia di questo mondo». A quella morte, dovuta a un gesto di allegra incoscienza giovanile (rimasto senza chiavi di casa, David si arrampica sul cancello della tenuta dei genitori dell’allora compagno della madre, Daniel Biasini, ma un piede scivola via e lui cade sulla lance appuntite dell’inferriata), si deve il punto di svolta. Da quel momento Schneider non vive, ma sopravvive, e il cuore, a un certo punto, non ce la fa più. Romy Schneider, scrive l’attrice Hildegard Kneff nell’ultima riga della discussa biografia ripubblicata da Gremese a quasi trent’anni dalla scomparsa della diva, «ha lasciato silenziosamente una vita vissuta a voce alta». Forse anche una vita controvoglia, visto che era stata la madre, ex stella dell’impero cinematografico nazista, a imporle la strada della recitazione mentre lei, a 15 anni, dichiarava di amare solo il disegno e la pittura. La smania di recitare si fa strada a poco a poco, mentre la mamma alterna lunghe assenze e ferme imposizioni, un’altalena che certo non aiuta la formazione del carattere di una fanciulla in fiore. Nel libro Kneff racconta tutto senza fare sconti e questo naturalmente, fece a suo tempo infuriare la signora: «La madre, che abita a soli 25 chilometri di distanza dal collegio, la cerca solo 3 volte nell’arco di un anno decisivo…». Sarà il cinema, nonostante tutto, a cementare il rapporto tra figlia e genitrice, dalle prime esperienza, in cui Romy svela subito la sua «graziosa naturalezza», all’esplosione, tra il 1955 e il 1957, della saga di Sissi, storia della giovinezza di Elisabetta Wittelsbach, bastonata dalla «stampa intellettuale», esaltata dalla passione del pubblico: « Sissi diventa ironicamente un “capolavoro culturale”. Dalle poltiglie di patate del collegio, Romy plana sulla panna montata della celebrità di film mediocri».La neo-diva austriaca è ormai pronta per lo sbarco a Parigi, dove incontrerà tutto quello che una ragazza giovane e bella può desiderare. L’estasi dei fan, l’euforia dei compagni di lavoro, ma soprattutto la passione con Alain Delon che, all’epoca, come scrive Cocteau, ricorda gli «animali feroci». Dietro la bellezza ingannatrice dei «capelli neri come la pece», degli «occhi blu scuro dalle ciglia lunghe» del «viso forte e lineare», ribolle «qualcosa di pericoloso». Schneider accetta il rischio, si lancia nel turbine amoroso, prova una gelosia cocente per Luchino Visconti che la sfida proponendole il ruolo di Annabella nella versione teatrale di Peccato che sia una sgualdrina : «Romy – scrive l’amica Hildegard – sospetta che Visconti l’abbia tormentata in maniera così spietata soltanto per dare forma, alla fine, alla sua Annabella… egli la stringe in abiti opprimenti, la stuzzica su ogni minimo dettaglio in maniera pedante e si astiene dall’elargire qualsiasi complimento». Il crollo arriva con un attacco di appendicite, ma Schneider è ormai entrata nell’Olimpo dei grandi e, la sera della prima, in platea, pronti ad applaudirla, ci sono Ingrid Bergman, Anna Magnani, Simon Signoret, Edith Piaf, Jean Marais, Curd Jurgens. Parigi l’adotta e lei ricambia mutando il look nel segno di Coco Chanel: «…sottolinea i suoi occhi da gatta, diventa la bella donna consapevole che lotta per il suo amante e che contemporaneamente vuole raggiungere la vetta della carriera». Arriva il primo film americano I vincitori, la prova cruciale con Orson Welles che nel Processo «la trasforma fino a farla apparire brutta», e poi ancora Visconti con l’episodio di Boccaccio ‘70, Clive Donner con Ciao Pussycat, Claude Sautet che la vorrà per tanti film, dopo L’amante. Intanto, nella vita di Delon, è comparsa un’altra donna, Nathalie, «al secolo Francine Canovas, cresciuta nei cupi sobborghi di Casablanca». Schneider è allo sbando, si riprenderà solo più tardi, grazie all’incontro con Harry Meyen, sposato con Anneliese Romer. La relazione è turbolenta, piena di andate e di ritorni, fratture e ferite, e sul set della Piscina , di nuovo tra le braccia di Delon per esigenze di copione, l’attrazione di Romy naufraga sotto il peso degli inevitabili paragoni. Dopo Harry c’è una fugace avventura con Bruno Ganz, in mezzo a un fiume di film importanti e di incandescente vita mondana, fino al matrimonio con Daniel Biasini da cui nascerà la figlia Sarah. Harry si suicida, le liti con Daniel si moltiplicano, Romy incontra un altro uomo, il giovane produttore cinematografico Laurent Petin «che porta la calma immediata e l’equilibrio nella sua vita frenetica e sempre più autodistruttiva». Sarà lui a trovarla morta la mattina del 29 maggio 1982, seduta allo scrittoio, davanti a una lettera incompleta. Un mese prima, nei titoli di testa dell’ultimo film La signora è di passaggio , Schneider aveva voluto ci fosse una dedica: «A David e a suo padre». Tutti e due scomparsi, prima del tempo, lasciandola profondamente sola. Fonte Fulvia Caprara, La Stampa

Programma:

Mercoledì 13/6

Il commissario Pellissier, C.Sautet, Fr, 1971, 125’

Giovedì 14/6

Gli innocenti dalle mani sporche, C.Chabrol, Fr, 1975, 109’

Venerdì 15/6

H 20.45 L’amante, C. Sautet, Fr, 1970, 82’

H 22.45  La califfa, A.Bevilacqua, It, 1970, 90’

Sabato 16/6

H 20.45 La morte in diretta, B.Tavernier, Fr,1 980, 120′

Domenica 17/6

La piscina, J.Deray, Fr/It, 1968, 113’

Scritto da Luca Buccella il giu 6 2012. Registrato sotto EVENTI. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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