L’alpinismo non smette mai di emozionarci. Soprattutto se c’è una nuova impresa pronta a partire. Tra pochi giorni, precisamente il 12 aprile, partirà la spedizione internazionale K2014.it guidata da Alberto Peruffo del CAI di Montecchio Maggiore (VI).
Il team sta per compiere un’impresa che per un po’ è emozionante, per chi sa seguito l’alpinismo “dei tempi d’oro” o anche chi ne ha letto. Si tratta della prima spedizione in epoca moderna infatti a ottenere il permesso per operare nell’area del Colle Zemu del Kanchenzonga da Sud, uno dei luoghi più selvaggi dell’Himalaya. Siamo nel Kangchenjunga, alla strabiliante altezza di 8586 metri. L’ossigeno inizia a diventare un problema drammatico. E’ infatti ben al di sopra della cosiddetta “zona della morte”, ovvero un’altitudine oltre la quale non c’è abbastanza ossigeno per supportare la vita di un essere umano. Questo “limite” è attorno agli 8.000 metri.
Ecco i membri del team:
L’area della spedizione K210.it è ammirata e mitizzata da molto tempo, da quando i primi esploratori britannici e tedeschi ne tentarono l’esplorazione tra a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Dal colle Zemu parte la Zemu Ridge, la cresta Est-Sud-Est che porta agli 8476 metri della Cima Sud del Kanchenzonga passando per la “Vetta Orientale”, il Zemu Peak, che con i suoi 7780 metri è l’ultima cima del più esteso massiccio glaciale himalayano ancora da scalare e probabilmente il più alto rilievo dell’intero Himalaya mai raggiunto.
Il Kanchenzonga, è la terza montagna della Terra per altitudine, domina con le sue altissime cime le foreste subtropicali che arrivano fino a Gangtok, capitale del Sikkim, antico regno di origine tibetana e dal 1975 Stato Federato dell’India.
Sarà una spedizione dall’altissimo valore esplorativo e culturale, perché è effettuata in un’area ancora sconosciuta, che nessuno prima ha mai documentato. dato che opererà in un’area praticamente sconosciuta e mai documentata.
La spedizione inoltre ha un’altra missione: stediare la traversata del Colle Zemu da sud a nord, collegando direttamente il Goecha-La con il Ghiacciaio Zemu, per una possibile futura impresa che comporterebbe la straordinaria chiusura di Round Kangchenjunga, il periplo integrale dell’intero massiccio tentato già nel lontano 1899 da D.W. Freshfield (l’allora presidente dell’Alpine Club e dirigente della Royal Geographical Society), a cui partecipò il grande fotografo italiano Vittorio Sella, lasciando ai posteri alcune delle sue foto più memorabili. Gli esploratori si fermarono proprio sul Goecha- La, senza poter andare oltre.
La squadra potrà così valorizzare una ricerca che aveva già compiuto un altro italiano, Fosco Maraini, che nel 1937 raggiunse il Ghiacciaio Zemu viaggiando in solitaria, dopo aver abbandonato la spedizione di Giuseppe Tucci in Tibet.
Bisogna ricordare quest’uomo: Maraini, socio onorario CAI, è tra le figure più importanti della cultura italiana.
Che senso ha, si chiederà qualcuno, una spedizione in Himalaia oggi, nel 2014? La risposta è tutta nella frase di George Mallory: “Perché è là!” (a proposito, sappiate che il film restaurato della spedizione di Mallory sull’Everest, in versione restaurata, sarà la proiezione d’apertura del Trento Film Festival 2014…).
Bellissime, sono anche le parole di Maraini, che potete leggere qui sotto:
Per seguire l’impresa, visitate il loro sito www.k2014.it