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In pratica un esponente di questo gruppo si sostituisce al membro della famiglia scomparsa cercando di surrogarlo al meglio nelle sue attività , nei suoi pensieri e anche in ciò che dice.
Le sinossi dei film di Lanthimos ( Kinetta, Kynodontas e ora questo Alps ) dicono poco o nulla del suo processo di ricerca cinematografica che prosegue imperterrito seguendo un fil rouge sottile ma ben evidente in tutta la sua opera.
Lanthimos parla di traslazioni di linguaggio e il suo stile si fa sempre più astratto: se in Kinetta i protagonisti recitavano roboticamente verbali di polizia scritti da altri riproponendo la dinamica di atti criminosi, se in Kynodontas la famiglia chiusa ermeticamente agli stimoli esterni utilizzava un linguaggio alternativo per difendere il proprio rifiuto di accomunarsi al mondo circostante, in Alps , come dice lo stesso Lanthimos, si parla di persone che entrano in mondi che non appartengono loro, cercando in tutte le maniere di mimetizzarsi , recitando una parte per alleviare il dolore altrui.
Il nuovo film di Lanthimos come i due che lo hanno preceduto afferma con vigore l'idea di cinema del suo autore, pervicace nel mostrare una routine quotidiana che spesso sconfina nel vuoto pneumatico.
I personaggi che si aggirano nei suoi film sono marionette senza fili incapaci di emanciparsi e che si crogiolano in una vita senza prospettive.
E sta proprio qui la chiave di lettura: se in Kynodontas l'equilibrio fasullo della famiglia protagonista era spezzato da fattori esterni, qui le regole degli Alpeis vengono disattese, e del resto non stupisce che accada, proprio perchè una del gruppo che sta sostituendo una giovane tennista morta in un incidente, non solo ne surroga la presenza ma va molto oltre arrivando a voler diventare un membro in pianta stabile di quella famiglia.
Cosa impossibile ma l'empatizzare in questa maniera la situazione è una violazione grave alle regole degli Alpeis ( nessun coinvolgimento sentimentale ).
In Kynodontas il padre e la madre facevano di tutto per evitare che fattori esterni perturbassero il loro mondo di finzione, in Alps , Monte Bianco, il capo dell'organizzazione, vuole che i suoi sottoposti entrino nelle famiglie altrui per ripristinare ( illusoriamente) l'equilibrio perduto dalla perdita di una persona cara, recitando nella loro parte . E qui si ritorna a Kinetta in cui si recitavano verbali di polizia e simulazioni di atti criminosi con delle figuranti.
Le prospettive dei tre film sembrano diametralmente opposte ma sono legate intimamente tra loro e sono suggestive del cinema antimaterico di Lanthimos che sceglie l'astrazione invece della narrazione.
Il suo è cinema teorico, estremo dal punto di vista stilistico con un uso frequente di sfocature e prospettive sghembe a decapitare i suoi personaggi.
La continuità tra Kynodontas ed Alps è testimoniata anche dalla presenza della brava Aggeliki Papoulia che in entrambi i film ha il ruolo del personaggio di rottura dello schema predefinito da altri, il granello di sabbia che fa inceppare un meccanismo altrimenti perfetto ( nelle intenzioni).
Ed è costante anche la presenza di antipersonaggi nel cinema di Lanthimos, degli involucri che racchiudono il vuoto al loro interno, incapaci per la maggior parte di agire autonomamente.
Ma forse anche di pensare autonomamente.
Avamposti di umanità a cui hanno tolto l'alito della vita.
In Alps forse non si toccano le vette di sgradevolezza toccate da Lanthimos nei suoi film precedenti ma siamo sempre al cospetto di un cinema disturbante come pochi.
Stavolta a un livello più cerebrale.
( VOTO : 8 / 10 )
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