Se stava a casa era meglio
In tanti anni di insegnamento chiunque, anche se non gli piacesse o non fosse capace di insegnare, chiunque, secondo me, si fa un’idea su certe cose, corsi e ricorsi, ricorrenze e così via.A me piace abbastanza, insegnare, e sono abbastanza capace, così di idee me ne sono fatta più di una.
Anzi, teorie.
La prima teoria è che i ragazzi bravi non hanno veramente bisogno di me.
I ragazzi bravi, se avessero davanti la Perdy, imparerebbero ugualmente. In da par lür, come avrebbe detto mia nonna. Studierebbero, imparerebbero, prenderebbero dei bei voti e così via. Io, per loro, sono abbastanza superflua.
Certo, lo so anch’io che, se ci sono, e invece di cercare le cose sulla cattedra vuota (come continua a fare Perdy) intavolo una discussione sul libero arbitrio o faccio produrre un film sulla prima guerra mondiale, ecco, lo so anch’io che i ragazzi bravi magari imparano meglio, o di più o più volentieri ma, insomma, diciamocelo, non sono indispensabile.
Ora, capisco che questa è una teoria di balòt (sì, vivo nella zona dove imperversa la lega ma ho intenzione di reimpadronirmi del linguaggio dei miei padri, alla faccia dei leghisti), e che molti l’hanno già elaborata e pensata e sperimentata anzitempo e prima di me, ma volevo solo dirvi che ce l’ho anch’io, quella teoria lì.
La seconda teoria è questa: è meglio quando uno studente non coniuga la sua condizione all’indicativo presente. Nel senso: “studente” è participio presente di “studiare”; se uno studente coniuga all’indicativo presente, ecco, “studia”. Io dico che è meglio quando non studia.
Questa è una teoria relativa. Cioè: relativa al fatto che “è meglio quando non studia” va letto nell’ottica della relazione con “di quando non capisce”.
Che detto in modo più normale viene: “è meglio quando uno studente non studia di quando uno studente non capisce”. Meglio per me, dico.
Se io spiego Martin Lutero, famoso pastore tedesco, poi interrogo Frontman e lui non sa niente, penso: “Bon , ho spiegato, abbiamo visto un pezzo di film con quel bel ragazzo di Fiennes, abbiamo fatto le simulazioni di libero arbitrio, abbiamo fatto di su e di giù, ho fatto il possibile, ‘sto cretino, come al solito, non ha studiato, tre e andiamo avanti”.
Insomma, rimane il fatto che so di aver fatto il mio dovere, ma nella testa di Frontman non ci posso andare (meno male) e passo oltre (cioè, sì, certo: cercherò altre strategie atte a, utilizzerò strumenti adeguati per, solleciterò la motivazione al fine di, siamo tutti d’accordo, ma adesso la questione è un’altra, ok?).
La questione è di quando io spiego, faccio, disfo, mollo e mesedo, ciàpa da chì, mola da là, ma la fanciulla non capisce una mazza. Niente. Oh, rien de rien, oui, elle ne comprend rien…
Ora, lo so da me che se devo spiegare il libero arbitrio c’è qualcuno che pensa che stia illustrando la ricetta di un combustibile chimico e non mi segue nemmeno morto. Ma è proprio per questo che spesso, per chi non gliela fa, insisto su particolari più concreti e tangibili. Voglio dire che le tasse malviste e le terre della Chiesa appetite sono più comprensibili delle 95 tesi. Lo so.
Ma se chiedo ai virgulti come mai i principi tedeschi e la stessa popolazione si siano messi dalla parte di Lutero quando ha contestato la Chiesa di Roma, permettete che mi scoraggi se mi accorgo che qualcuno mi ha magari ascoltato, e ha forse cercato di studiacchiare, così che alla fine risulta che, nella sua particolare visione del mondo “i nobili e il popolo erano ostili alla chiesa perché Lutero aveva detto che eravamo tutti uguali, allora erano ostili anche perché dopo loro dissero che dato che dobbiamo essere tutti uguali e allora Lutero rispose che non intendeva in quel modo”.
Oppure, che “il concilio di Trento è un ritrovo di parroci, a Trento in Italia, e anche un palazzo dove le persone legate alla Chiesa (vescovi e papi e frati) vanno a parlare tra di loro”.
Non so, mi chiedo a volte: ma Martino non poteva starsene zitto e lasciare le cose come stavano?