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Alto Adige, l’irredentismo pangermanico: storia della Fondazione Laurin e di finanziamenti mai interrotti

Creato il 10 settembre 2011 da Antonellabeccaria

Attentati in Aldo AdigeQuello che segue è un articolo firmato da Marco Imarisio e pubblicato oggi sul Corriere della Sera (non è online la versione elettronica del testo). Racconta un pezzo di storia italiana (e non solo) che ha a che fare con il terrorismo, le pulsioni pangermaniche e un finanziamenti che sembrano arrivati – secondo indagini in corso – fino a oggi. Ecco l’articolo di Imarisio.

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Alto Adige. Nel cda due ex terroristi condannati all’ergastolo e rifugiatisi in Germania. La procura contesta la violazione della legge Anselmi

La Fondazione «segreta» che finanzia gli anti-italiani

L’inchiesta sulla Laurin. Soldi ai partiti xenofobi

«da queste parti, anche se sollevi un sasso per strada ci trovi sotto la Storia». La frase del procuratore Guido Rispoli è quasi una premessa a quanto segue. Il sasso in questione è un ufficio nel centro di Bolzano, senza targa, senza citofono, che rischia di causare una frana sui delicati equilibri della politica sudtirolese.

L’indirizzo è quello della Fondazione Laurin, un ente privato che ha destato l’attenzione della guardia di finanza per via delle robuste cifre inserite a bilancio. Nel 2008 erano 41 milioni di euro, quasi tutti provenienti dall’estero. L’indagine è cominciata nel dicembre scorso come un semplice controllo fiscale, ma presto ha assunto ben altri contorni, come dimostra il passaggio dalle accuse iniziali, che erano di presunta attività finanziaria abusiva, a quella di violazione della cosiddetta legge Anselmi sulle associazioni segrete.
Il Curatorium, una specie di consiglio d’amministrazione, vanta infatti la presenza di Peter Kienesberger e Erhard Hartung, nomi che oggi dicono poco, ma che la giustizia italiana ha condannato all’ergastolo per le stragi commesse in Alto Adige a cavallo degli anni Sessanta e Settanta nel nome dell’irredentismo anti-italiano. Due anziani signori che vivono in Germania senza aver mai scontato un giorno di galera. Accanto a loro siede Otto Scrinzi, 92 anni, un passato nella Nsdap, l’associazione degli iscritti al partito nazista residenti all’estero, fondatore del premio Hofer che fece molto discutere a causa del suo palmarès, popolato anche da studiosi negazionisti dell’Olocausto. L’ultima persona del cda, anch’essa indagata, è Helga Christian, figlia di un facoltoso imprenditore austriaco. Laurin gestisce molti capitali lasciati in eredità, come quello appartenente a una benefattrice australiana di sentimenti non proprio progressisti.

L’utilizzo di questa fortuna è diventato il fulcro dell’inchiesta della procura di Bolzano, che ben presto ha scoperto il finanziamento di aziende della provincia, tutte ammesse al credito a una sola condizione: l’adesione al vecchio progetto pangermanista diretto discendente del nazismo, che si traduce nel perenne sentimento anti-italiano e nel sostegno agli indipendentisti a sud del Brennero che ancora vagheggiano il ricongiungimento con la madrepatria tedesca. I soldi non sono pochi, 80 pratiche istruite negli ultimi sette anni, per un totale di 12 milioni di euro. Accanto all’attività di propaganda a interessi zero è emerso un canale di finanziamento, diretto ai movimento estremisti dell’estrema destra sudtirolese.

Fino a pochi giorni fa sembrava un esercizio di archeologia giudiziaria, l’ipotesi di una rete internazionale legata al terrorismo di quarant’anni fa che ancora finanzia e incoraggia una politica radicale in Sudtirolo. I magistrati avevano sbattuti contro la risposta negativa di Austria e Liechtenstein alle loro rogatorie. È stata invece la Germania, dopo un lungo periodo di silenzio, ad accogliere le richieste degli investigatori italiani. Così all’inizio di settembre la guardia di finanza ha bussato alla porta dell’ex terrorista Kienesberger, a Norimberga.

Le conferme ai sospetti sono arrivate dalla classica cassaforte nascosta dietro a un quadro. Documenti che confermano i finanziamenti della Fondazione Laurin alla politica anti-italiana in Alto Adige, a cominciare dalle garanzie fornite a una banca per un contributo di 260 mila euro a Pius Leitner, padre storico del Freiheitlichen, il partito di estrema destra che va per la maggiore sopra Bolzano. I soldi furono utilizzati per il rilancio del partito in chiave sempre più radicale. Altri versamenti riguardano invece Peter Paul Rainer, l’ideologo degli Schützen, l’organizzazione che combatte la presenza italiana in provincia, condannato a vent’anni di carcere per l’uccisione del consigliere provinciale Christian Waldner, assassinato nel 1997. Infine, un altro pacchetto di finanziamenti diretti ai «libertari», questa la traduzione di Freiheitlichen.

E qui cominciano i problemi connessi al presente, perché il partito nato nel 1992 che si prefigge la difesa del popolo altoatesino e combatte fieramente gli immigrati clandestini, le quote rosa e «i parassiti sociali di ogni forma e genere», come recita lo statuto fondativo, non è certo una presenza residuale della politica di questo lembo d’Italia. Nel 2008, alle elezioni politiche, ha sfiorato il dieci per cento, raddoppiando i voti presi nel 2006. La progressione è stata ancora maggiore alle provinciali, dove ha preso il 14,8% triplicando i consensi. Una presenza ingombrante per l’Svp, Südtiroler Volkspartei. Molti osservatori attribuiscono il recente irrigidimento del partitone popolare governato da Luis Durnwalder in tema di segnaletica bilingue e rapporti con la popolazione italiana proprio alla minaccia politica rappresentata dai libertari.

La procura attende l’informativa finale della guardia di finanzia, entro ottobre le conclusioni. Il battito d’ali di farfalla prodotto dai magistrati di Bolzano rischia davvero di provocare un terremoto. Ecco il motivo della premessa del procuratore, consapevole della ricaduta che potrebbe avere la sua inchiesta. Dopo P3 e P4, anche questo angolo remoto d’Italia ha la sua associazione segreta legata alla politica. Forse più legata a un passato difficile da mettersi alle spalle, sicuramente non celebre come le altre, ma non per questo meno inquietante.


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