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Altra raccomandata di Arvedi ai 94 cittadini di Cavatigozzi: “O chiedete pubblicamente scusa entro il 31 agosto o risarcite i danni”

Creato il 02 agosto 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Oggi ai cittadini di Cavatigozzi che hanno chiesto chiarimenti a tutte le autorità (Procura, Arpa, Comune di Cremona…) è arrivata un’altra lettera raccomandata da parte dei legali di Giovanni Arvedi. Il noto industriale dell’acciaio vuole che gli abitanti della zona, i vicini di casa dell’acciaieria, chiedano scusa, e se non lo faranno dovranno risarcire i danni. C’è una scadenza per le scuse, che dovranno essere pubbliche, secondo la richiesta arvediana: il 31 agosto. Un mese scarso dunque per pensarci, se cedere all’industriale o no. Chi non chiederà pubblicamente scusa dovrà risarcire i danni. Un’insistente campagna stampa del giornale di Arvedi e della Libera agricoltori ha continuamente definito “criminale” chi parla di diossina, senza però riferirsi ai cittadini di Cavatigozzi. “Criminali” è l’espressione che sarebbe stata usata dal direttore cremonese dell’Arpa Giampaolo Beati.

E’ però difficile immaginare che un industriale della fama di Giovanni Arvedi  venga infangata da una lettera di 94 cittadini che lamentano inquinamento acustico (effettivamente rilevato dall’Arpa) e presenza di diossina (rilevata già nel 2009 da un istituto genovese, quando i limiti passavano la soglia prevista dall’Unione Europea, 16 milionesimi di grammo per metro cubo anziché 10 secondo la norma attuale: e fra quattro anni entrerà in vigore la soglia europea).

Si stenta a credere che i clienti dell’acciaieria Arvedi, che vanta tecniche di produzione molto avanzate e prodotti di alta qualità, siano condizionati da una lettera inviata al Comune, all’Arpa, alla Procura ecc. ecc. che non riguarda la qualità della produzione dell’acciaieria, ma la qualità della vita nei paraggi della fabbrica, alla quale si è aggiunta una zincheria. Chi acquista da Arvedi profilati d’acciaio paga il valore dei medesimi, non di quel che pensano i cittadini che stentano a dormire la notte oppure che si preoccupano per la qualità dell’aria, che del resto, come rilevato dall’Arpa, a Cremona è particolarmente scadente. Per 109 giorni l’anno i limiti vengono superati, e non è che la centralina di Spinadesco constati profumo di fiori anziché pm10 in abbondanza.

Situazione paradossale. Si inizia a dubitare che l’industriale in fondo voglia rompere con Cremona. Che non si trovi più a suo agio come se tutti volessero far chiudere il gruppo industriale, quando al contrario tutte le istituzioni, e anche i sindacati, sono apertamente schierate con Arvedi. Non si vede quindi un danno così tremendo procurato da 94 cittadini!

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