Entrambi giovanissimi imprenditori di loro stessi, tutti e due studenti geniali (anche se Gianluca deve ancora finire Ingegneria al Politecnico di Torino), sono riusciti a realizzare i propri sogni e fare in modo che la loro idea desse loro da vivere (con aiuti di capitali e manager). Il loro stile di vita è simile. Hanno contribuito ad arricchire la Rete. Uno dei migliori cervelli italiani di internet è nato in provincia di Alessandria e non lo sapevamo nemmeno. Anche perché nella cascina di famiglia ci torna giusto per il fi ne settimana, quando decide di “staccare la spina” dai tre monitor che ha contemporaneamente davanti quando siede alla sua scrivania (“Devo tenere d’occhio molte cartelle e fi la, ma sono
anche molto disordinato…”). Lavora molto il geek della Valle Orba, CEO (in italiano, amministratore delegato) di www.altervista.org, sito per fare siti. Nel dicembre 2000 acquista un po’ di banda da un provider statunitense e apre il sito per dare la possibilità ai blogger di creare il proprio spazio. Il quasi ingegnere informatico faceva tutto da solo, gestendo centinaia di migliaia di blog di ogni genere, fino all’incontro con l’imprenditore del network Banzai e al boom decisivo. “Un successo molto più ampio delle più rosse previsioni”, dice, “Altervista è iniziato come hobby, ora è una vera e propria ditta che si fi nanzia attraverso il web, con pubblicità online (è l’80% dei guadagni) e servizi a pagamento (il 20%) per la creazione di siti web.
Nel 2005 era il quarto portale italiano più trafficato”.Persona schiva, Gianluca Danesin, al contrario di milioni di suoi coetanei, non ama Facebook: “Sono geloso della mia privacy, non sono un maniaco della condivisione né curioso
della vita altrui. Sono sostanzialmente asociale, ma penso anche che una persona non possa avere 800 amici, semmai 4 o 5”. Si definisce refrattario alle mode (“quando tutti hanno una cosa mi dà fastidio averecela”); per questo non ha l’iphone, ma se per questo neppure la televisione in casa. Comunica con Skype, Messneger, email. Fa tutto col PC
(non quello della mela morsicata, ma un meno modaiolo Windows 7): ascolta musica e guarda i fi lmati in streaming: “Lo spengo raramente, può rimanere acceso anche per giorni consecutivi. È un elettrodomestico a tutti gli effetti, come il frigo”. Quando non è davanti ad un monitor (solitamente ne ha due o tre accesi contemporaneamente:
“sono disordinato ed ho bisogno di un desktop grande”) va al cinema, gira in bici, esce. Con amici reali. In Italia, si lamenta, ci sono problemi strutturali: “La rete internet è come quella autostradale. Più dati (auto) circolano, e più deve essere scorrevole, veloce, adatta al traffico”. Sarà per quello che utilizza servizi server all’estero… al nostro Paese mancano migliaia di chilometri di fi bre ottiche, molte più carte di credito per acquistare senza cartamoneta (e soprattutto on line), un servizio postale più effi ciente (“è uno dei fattori per cui l’e-commerce non decolla”). Ma tant’è, il problema principale è alla fonte: “Chi fa le leggi non sa cos’è internet”. Cosa non gli piace della rete? In una recedente intervista aveva detto: “L’anarchia e la sostanziale mancanza di struttura nell’organizzazione delle informazioni, almeno nella rete che conosciamo oggi, che rende particolarmente complesse, e quindi costose, le tecnologie di ricerca, concentrate nelle mani di poche e grandi multinazionali”. Il futuro per Danesin sarà sempre più orientato verso il tablet: internet ovunque, “Anche per servizi banali”. Pagheresti per leggere un giornale on line? “Io si, ma non sono un utente medio…”.
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