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Alvin Plantinga: l’evoluzione è in conflitto con il naturalismo

Creato il 02 maggio 2013 da Uccronline

Alvin PlantingaIl filosofo Alvin Plantinga è stato recentemente premiato con il prestigioso Nicholas Rescher Prize for Contributions to Systematic Philosophy, rilasciato dai dipartimento di Filosofia, Storia e Filosofia della scienza dell’Università di Pittsburgh.

Plantinga, professore Emerito di Filosofia presso l’Università di Notre Dame, è considerato uno dei più importanti filosofi cristiani in attività ed è un peccato che soltanto pochi suoi libri siano tradotti in italiano. L’influente filosofo Thomas Nagel ha ampiamente utilizzato il lavoro di Plantinga nel suo recente libro
“Mind and Cosmos: Why the Materialist Neo-Darwinian Conception of Nature Is Almost Certainly False” (Oxford University Press 2012), e lo stesso filosofo non credente ha pubblicato anche una recensione positiva dell’ultimo libro di Plantinga “Where the Conflict Really Lies: Science, Religion, and Naturalism” (Oxford University Press 2012).

Molto interessante nel pensiero di Plantinga è l’aver confutato il naturalismo a partire dalla verità dell’evoluzione biologica, la sua tesi resiste indenne da vent’anni. Recentemente, invitato alla University Presbyterian Church, ha avuto occasione di parlarne: «La teoria evoluzionistica contemporanea non è incompatibile con la credenza teistica e con il cristianesimo, se Dio avesse voluto usare il darwinismo come un processo per la creazione, avrebbe potuto farlo». Ad essere incompatibile con l’evoluzione è invece il naturalismo (cioè il pensiero ateo applicato alla scienza) ogni qual volta si ritiene che le nostre facoltà cognitive, come la percezione e il ragionamento, sono affidabili.

Una spiegazione approfondita di questa affascinante riflessione è stata offerta su UCCR dal prof. Michele Forastiere. Quanto è probabile che le nostre capacità cognitive siano affidabili, data la loro origine evolutiva? Lo stesso Charles Darwin diceva: «Mi sorge sempre l’orrido dubbio se le convinzioni della mente umana, che si è sviluppata dalla mente degli animali inferiori, siano di qualche valore o in qualche modo attendibili. Chi riporrebbe la sua fiducia nelle convinzioni della mente di una scimmia – se pure esistono delle convinzioni in una tale mente?». Dal momento che la selezione naturale si limita a premiare i comportamenti che aumentano l’adattamento, non ha alcuna importanza se le convinzioni che stanno alla base di quei comportamenti sono vere o false. Basandoci solo sulla teoria dell’evoluzione e dell’adattamento, come fanno i sostenitori del naturalismo riduzionista, non possiamo dire nulla di positivo sulla verità delle conclusioni a cui possono portare i nostri processi intellettivi.

Naturalismo ed evoluzione sono in conflitto, dunque, perché non è ragionevolmente possibile accettare entrambi. Al contrario, non vi è alcun conflitto tra fede e scienza, tra evoluzione e creazione. T. Dobzhansky, coautore della cosiddetta “sintesi moderna”, infatti spiegava: «E’ sbagliato ritenere creazione ed evoluzione come alternative che si escludono a vicenda. Io sono un creazionista e un evoluzionista. Evoluzione è il modo con cui Dio o la Natura creano».


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