Alzheimer: si accendono speranze su una possibile cura

Creato il 15 marzo 2012 da Yellowflate @yellowflate

Un morbo, l’Alzheimer, di cui risultano affette all’incirca 27 milioni di persone nel mondo. Una malattia che  porta durante il suo decorso a vivere  un progressivo decadimento cognitivo che compromette la vita di chi ne soffre sia a livello fisico che psichico causandone con il tempo la morte, come conseguenza inevitabile.
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Una conseguenza, che da tempo si sta cercando di evitare, attraverso la sperimentazione di farmaci che per il momento offrono solamente un rallentamento del processo di decadimento.

Un’importante scoperta, fatta recentemente, apre degli spiragli sulla possibile regressione e annullamento dei sintomi della demenza di Alzheimer. Infatti, sulla rivista Science sono stati pubblicati i risultati di uno studio effettuato dai ricercatori della Case Western Reserve University School of Medicine sulla sperimentazione di un farmaco antitumorale, su delle cavie non umane, che ha portato all’eliminazione della malattia.

Il farmaco Bexarotene viene utilizzato da anni anche in Italia per il trattamento dei tumori, l’aspetto rilevante nella cura dell’ Alzheimer sarebbe dato dal fatto che permetterebbe la rimozione nel cervello dell’accumulo di particelle di proteina beta-amiloide, causa dei sintomi della malattia.
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Dalla sperimentazione effettuata su topi affetti dal morbo, i ricercatori hanno potuto riscontrare che attraverso l’utilizzo del farmaco, che stimola la produzione della molecola di Apolipoproteina E che permette l’eliminazione di tale accumulo, le cavie hanno riacquistato le capacità cognitive, comportamentali e di memoria che erano rimaste compromesse all’insorgenza della malattia.

I tempi di recupero  sono veramente sorprendenti, infatti i primi miglioramenti sono avvenuti  solo dopo poche ore con un lieve recupero del deficit di memoria. Fino ad arrivare ad un quasi totale rimozione delle placche di proteine avvenuta nel giro di 72 ore, che ha riportato un notevole miglioramento comportamentale nei topi affetti.

Uno studio che fa pensare e sperare che tali effetti, una volta testati negli esseri umani, possano portare alla cura di una malattia che oggi colpisce e fa morire un numero veramente rilevante di persone in tutto il mondo.

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