Ai piedi dei Monti Sibillini, sul versante marchigiano, la cittadina di Amandola è una sorpresa inaspettata. Eretta sulla vetta di una delle innumerevoli colline che costituiscono il paesaggio di questo territorio tra le quattro vette dei Monti Sibillini - ancora parzialmente innevate - e la costa con alcune delle più note località balneari marchigiane, Amandola accoglie il visitatore mettendo subito in mostra la bella porta di San Giacomo dietro la quale si apre la piazza Risorgimento e una dimensione urbana fatta di edifici in mattoni rossi molto ben conservati.
Sulla destra, sotto i portici, tra le vetrine e i tavolini di invitanti locali che invitano a fermarsi per godere questo particolare panorama "cittadino" ci sono anche l'ingresso del municipio e dell'ufficio turistico, mentre di fronte a noi si erge la bella Chiesa di Sant'Agostino a cui si accede scendendo la dolce scalinata. Mi viene subito in mente la classica piazza di paese che solitamente è il centro della vita del luogo, anche se andando ad esplorare tra le strette vie dell'impianto medievale si individuano scorci incantevoli ed edifici che indicano chiaramente quanto Amandola sia non solo accogliente, ma anche culturalmente vivace.
Amandola per noi è stata l'epicentro di una tre giorni densa di impegni alla scoperta del territorio, delle persone, e naturalmente di storia, tradizioni, mitologia, arti e mestieri, ma soprattutto di numerose piccole e grandi storie di persone che amano questa terra e desiderano valorizzarla offrendo in questo modo anche nuovi spunti e opportunità professionali ai giovani che, si sa, tendono a lasciare i piccoli centri.
Numerosi vecchi casolari sono stati rilevati da forestieri, non solo italiani, che hanno riportato la vita tra le pietre di mura pericolanti trasformando ruderi in splendide case per le vacanze, piccole country houses, B&B e agriturismi che si adoperano per rispolverare antichi saperi e sapori e promuovere uno stile di vita sostenibile. A dispetto della nostra agenda piuttosto densa di impegni, qui la vita si svolge secondo ritmi totalmente estranei a chi vive nelle grandi città.
La colazione con marmellate, biscotti e torte fatte in casa sono quasi un lusso e una passeggiata nel campo insieme a Mirella per imparare a riconoscere e raccogliere le erbe selvatiche che utilizzeremo per cucinare il pranzo è un piacevole diversivo sicuramente istruttivo. I profumi e i colori di quanto la natura ci offre spontaneamente sono indescrivibili e mi fanno capire che sarei disposta a pagare una bella cifra per un cesto di queste erbe in un mercatino nel centro di Milano. Scopro anche con piacere che qui si è ripresa la coltivazione delle mele rosa dei Monti Sibillini, un presidio Slow Food, e c'è un "allevamento no stress" in cui è la mucca a decidere quando è pronta per farsi mungere. La qualità di questo latte è alla base di uno yogurt che non ha eguali!
Un piacevole trekking con le due asine Agata e Iside porta alla scoperta dei boschi che salgono verso Smerillo, piccola frazione arroccata su uno sperone roccioso le cui stratificazioni raccontano la storia di un antico mare. Le due porte e porzioni delle vecchie mura testimoniano la sua posizione strategica per il presidio del territorio, ma il fascino del luogo ha saputo emozionare anche grandi poeti. L'ingordigia delle nostre "accompagnatrici" Agata e Iside ci permette di osservare la ricchezza del sottobosco e la particolare forma di un vecchio tiglio che in un passato non poi così remoto sosteneva le viti coltivate sulle terrazze create dai contadini sul versante della collina. Chissà, forse un giorno tornerà ad essere così.
Chi ama i paesaggi selvaggi e le vette un po' più alte non può sottrarsi al fascino delle Gole dell'Infernaccio, situate oltre la bella località di Montefortino. È un itinerario molto noto e piuttosto accessibile che si fa strada tra le spaccature delle rocce costeggiando un torrente, attraverso una faggeta e sale fino all' Eremo di San Leonardo con la chiesa in stile gotico ricostruita da Padre Pietro Lavini che utilizzò le pietre di una vecchia e secolare chiesa ormai in rovina. L'anello formato dai monti circostanti con le loro infinite tonalità di verde costituisce un panorama mozzafiato. Se le condizioni del sentiero lo consentono si può proseguire fino alla cascata nascosta, ma la presenza di parecchia neve ha impedito di raggiungere questo luogo tanto decantato.
Dal Chiostro di San Francesco con le lunette dipinte da Sebastiano Grezzi dedicate alla vita del santo e gli stemmi delle principali famiglie amandolesi si può entrare nella cappella di S. Sebastiano dove si può ammirare l'affresco quattrocentesco della "Madonna del Latte" che alla metà del Seicento fu parzialmente coperto da un grande altare ligneo. Dal chiostro si accede anche al museo dedicato agli Alpini ricchissimo di cimeli autentici e curato con grande passione, al Museo Antropogeografico e al Museo della Civiltà Contadina. Qui si intraprende un affascinante viaggio attraverso la storia, la mitologia, gli usi, le tradizioni e l'artigianato di un territorio che affascina chiunque lo visiti. E poi, a conclusione di una giornata così ricca, un meraviglioso spettacolo di un artista messicano che ha danzato con il fuoco in una coreografia mozzafiato.
Come sempre quando si visita una località che ci tocca il cuore il tempo è tiranno e le esperienze da vivere sarebbero ancora tantissime. Per me, questo è sicuramente un ottimo motivo per tornare tra queste incantevoli montagne a due passi dal mare.
Per l'organizzazione di questi tre giorni densi di esperienze in un territorio affascinante si ringrazia il GAL Fermano che ci ha reso partecipi del progetto "Pensieri fatti a mano".AmandolaartigianatoGole dell'InfernacciomarcheMonti Sibillinislow-foodtrekking