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Amarcord (Corriere della Sera, 8 luglio 2004)

Creato il 11 gennaio 2011 da Malvino

Caro Mieli, mi permetterei di dissentire sul fatto che «quello italiano sia un caso di successo del bipolarismo». Di qua, con una maggioranza parlamentare forte quanto non mai, la coabitazione di liberali con cristiano-sociali, di liberisti con assistenzialisti, di libertari con qualche nostalgico fanfanian-almirantiano, di centralisti con secessionisti in standby, di garantisti con qualche giustizialista a senso unico – e si potrebbe continuare. Di là, un arco di forze che, se vuol essere maggioranza alternativa, deve assommare comunisti e cattolici, europeisti ed euroscettici, atlantisti ed antiatlantisti, proibizionisti ed antiproibizionisti – per nominare solo alcune delle contraddizioni, germi di instabilità per un eventuale governo del centrosinistra, non meno di quanto stiano dimostrando le contraddizioni dell’altro schieramento, che solo la personalità di Berlusconi riesce a nascondere, se non annullare. Il bipolarismo non ha omogeneizzato – e neppure ricondotto a fronti, pur eterogenei, ma compatti – i sempre micellizzati indirizzi culturali, progetti politici, programmi, né di qua né di là. Il risultato è e rimane l’ingovernabilità, se non nell’amministrazione degli affari correnti; e, se i governi non cadono più con la frequenza di prima, è palese l’impossibilità di vere riforme – di qualsiasi segno – per il costante attivismo di perduranti e trasversali forze di inerzia.
Luigi Castaldi, Napoli

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