Perdonali, Barbara, perché non sanno quello che scrivono. Perdonali tu, che sei un segno di speranza in questo lago di lacrime, che sei un fiore di campo cresciuto nonostante i neon viola e la porcellana Pozzi-Ginori. Tu, vergine figlia, figlia di tua madre, a sua volta unica autorità morale di questa landa in preda agli Enrico Papi e ai papi più in generale. Perdona tuo padre, da cui così amorevolmente prendi le distanze facendoti autorità morale, lario a tua volta. Perdona Repubblica, che per sparare addosso a lui è disposta a rinnegare i più basilari principi di responsabilità personale, intrasmissibile da padre a figlio. Perdona due volte Repubblica, che il prossimo che mi viene a chiedere perché lo ritengo un gossip-magazine lo uccido con una balestra. Perdona il prete Verzé, vecchio e stanco e in cerca di un compiacimento. Perdonalo perché è anziano, vicino al rasoio che ci ugualizza e ci rende avidi dei sorrisi che neanche tutto il potere di una vita ha saputo dare. Perdona Galli della Loggia, presente in commissione, perdonalo perché presente. Perdona anche la de Monticelli, Barbara, perdonala perché essente. Perché abbigliante con quegli stracci da negozio equosolidale anni ‘60, come a sbandierare progressismo, quando chi la conosce sa della sua intolleranza politica e culturale, in nome della quale sacrificherebbe suo figlio se solo le parlasse un giorno a cena di Karl Schmidt. Perdona lei, Barbara, con quegli occhietti cattivi da donna che nella vita ha sbagliato tutto, da sub-ortica che per sentirsi vera ha bisogno di mandare una lettera ai giornali in cui attacca te e tuo padre, per attaccare sé e il posto in cui lavora. Tu che sei amore e bellezza assoluta, perdona anche per il futuro. Per quando, tra un paio di mesi, la De Monticelli verrà giustamente licenziata, e le cicale della giusta parte confonderanno ancora una volta l’epurazione con il bene del Paese.
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