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Amarezze e attese dalla Puglia Migliore

Creato il 15 marzo 2013 da Trame In Divenire @trameindivenire
Nichi Vendola

Nichi Vendola – Foto Chicco Saponaro

Il rimpasto e il risentimento

Cambiali da pagare, cambiali non pagate, ricatti e vendette trasversali, rese dei conti, riequilibri di coalizione, riequilibri di partito? O cos’altro ancora?

E’ questo quello che appare (sarà solo apparenza?) all’indomani del rimpasto della giunta regionale della Puglia. Quando, alle parole lapidarie, afone e per nulla poetiche del presidente della Regione Puglia, si contrappone la stridente amarezza e il frastuono risentito della polemica, sollevata come un vespaio inferocito, da chi ha dovuto “lasciare il posto di combattimento” e dalle relative segreterie di partito. E allora sembra, più che altro, la dimostrazione – qualora ce ne fosse bisogno – che per taluni, la politica è ancora attaccamento, ben lungi dall’essere servizio disinteressato.

Nichi Vendola ha liquidato la sua terza giunta in 8 anni. Ma questa volta non c’è nessun caso Tedesco: «Ho fatto le mie scelte, ho chiesto a chi ha lavorato bene di lasciare il posto da combattimento e ho chiesto a energie fresche di venire a rappresentare un nuovo punto di riferimento. Abbiamo bisogno di un governo regionale che combatta la povertà e la paura, perché questi sono i problemi che vivono le famiglie, in Puglia così come in tutta Italia».

Ed ora, dopo il rimpasto, saranno più adatti i “nuovi punti di riferimento” di chi si appresta a combattere la “povertà e la paura”?  Perché ai non addetti ai lavori, a coloro che sono fuori dal palazzo e dalle segrete stanze, questo rimpasto non ha una ragione comprensibile. Del resto, se hanno lavorato bene, squadra vincente non si cambia.

Sorgono domande legittime, soprattutto da sinistra, viste le reazioni e le confessioni di chi si è sentito messo a parte. Dopo 8 anni di governo del centrosinistra, che ne è stato della ”invasione di campo” che avrebbe dovuto liberare la politica dall’assedio dei partiti, dalle sue logore alchimie e restituirla alla partecipazione democratica?

Difronte all’inusuale silenzio, le domande restano. Domande che meriterebbero risposte. Non tanto per il giro di vite, quanto per comprenderne le ragioni politiche della scelta. Quelle di un cambio di squadra, sempre più spostata al centro, proprio quando, a fronte dei risultati delle recenti politiche, sembrerebbe, quella di partenza, non essere più una squadra vincente e che la Puglia, nonostante l’affermazione del 2010, accusi una pesante battuta d’arresto.

Quello che serve, dunque, è un perché. Un perché, per scongiurare quello che tanti non vorrebbero accadesse. La fine di un sogno, quello per il quale, molti pugliesi hanno creduto e lottato.

 

In appendice

Le dichiarazioni di Amati, Blasi, Minervini e la chiosa di Vendola

Fabiano Amati: «La scelta l’ho subita, non c’è dubbio, ma forse era giusto così, perché negli ultimi mesi – commenta Fabiano Amati – mi sono ritrovato a vivere un’esperienza amministrativa che non sentivo più vicina al mio desiderio di ‘spaccare’ il mondo, magari non riuscendoci ma almeno sognandolo. Penso …
… non faccio più parte della Giunta regionale. In una giunta da ‘combattimento’ non c’è posto per uno che non ha fatto il servizio militare

:-)

La scelta l’ho subita, non c’è dubbio, ma forse era giusto così, perché negli ultimi mesi mi sono ritrovato a vivere un’esperienza amministrativa che non sentivo più vicina al mio desiderio di ‘spaccare’ il mondo, magari non riuscendoci ma almeno sognandolo.
Come mi capita sempre, entrai con paura (ma guai a darla a vedere) ed esco con un pizzico di rammarico (e che volete, sono umano) ma tanta serenità.
Mi sento sereno perché ho tentato di fare ciò che mi è stato possibile.
Ci sono riuscito? Non lo so, non spetta a me dirlo.
In questi quattro anni (quasi) ho incrociato sorrisi di apprezzamento e volti di ostilità; i primi mi sono stati regalati generalmente dalle persone comuni e dai collaboratori, i secondi un po’ me li sono andati a cercare per via dell’ansia da prestazione (fare il proprio al più presto). Chi guarda in faccia le aspettative umane non può permettersi esitazioni, anche rischiando di apparire pignolo ed ostinato, cioè con un ‘brutto’ carattere.
Ho indirizzato il lavoro di tanti cantieri di opere pubbliche e di molte ho avuto la fortuna di tagliare il nastro, esperienza rara nell’amministrazione pubblica. Così facendo mi sono ritrovato a programmare finanziamenti per centinaia e centinaia di milioni, senza approfittarne e senza consentire che altri ne profittassero.
Esco dalla Giunta possedendo meno di quando sono entrato, ristorato però dal più di sapere accumulato con quest’esperienza, che potrò sempre usare nel mio ‘vero’ mestiere: non vengo dall’ufficio collocamento per politici ma da uno studio professionale, il cui esercizio è ciò che mi rende libero ed anche un po’ ribelle e disobbediente.
La ribellione e la disobbedienza è forse la causa di ciò che è accaduto? Può darsi, come è probabile che tutto stia fatalmente accadendo (e con la solita fortuna
:-)
) solo per consentirmi una migliore combinazione, anche fisica, col verso giusto di questi anni sciagurati, cioè con la sofferenza e la coscienza della gente.
Staremo a vedere.
Nel frattempo mi piace dirvi che ho avuto accanto a me dirigenti, tecnici e dipendenti di estremo valore culturale e scientifico, incardinati nell’assessorato, nell’Autorità di Bacino e nell’Autorità Idrica Pugliese, non conosciuti al grande pubblico perché non c’è gloria per chi si occupa del sottosuolo: le famiglie sappiano essere fiere di loro, così come lo sono io.
Porto con me l’orgoglio di aver contribuito a risanare e rilanciare la più grande opera pubblica del mondo, per noi è un’epopea: l’Acquedotto pugliese. In quell’azienda lavorano centinaia di persone che tengono all’Acquedotto come si tiene ad un figlio e che negli ultimi anni hanno dato solo da bere e sparecchiato le tavole imbandite, nella speranza che mai più a qualcuno possa venire in mente di riaprire la cucina. A loro, tutti, il mio ringraziamento più dolce.
Ho avuto modo di guardare la morte in faccia, crollo di Barletta, esplosione alla Sanofi Aventis, attentato di Brindisi, alluvione di San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo, esplosione di Conversano, immigrati mai arrivati per sfortunate traversate ed altre piccole o grandi tragedie, alcune con morti che camminano e che bisogna riportare urgentemente in vita: tra tutte di questo tipo, il dissesto di Lesina marina. Ho tentato di essere sempre sul posto e sul ‘pezzo’, come si dice, a portare la nostra organizzazione di Protezione civile regionale che nel tempo è divenuta sempre più potente, grazie soprattutto agli instancabili e monumentali volontari di Protezione civile. A loro che dire? Vi voglio bene.
Ora che ho sfogliato un’altra pagina, per fortuna in età relativamente giovane, mi sento nelle condizioni migliori per contribuire a preparare il futuro, con l’ansia, la ribellione e la disobbedienza che posseggono solo le persone ragionevoli.
Farò questo dal mio scanno di Consigliere regionale che mi offrirono i Cittadini della Provincia di Brindisi nel 2010, con preferenze, per onorarlo e senza decreti. Tra questi Cittadini consentitemi di citare in particolare i miei amati concittadini e con loro la mia Città, Fasano. Se sono qui e nella possibilità di rilanciare il senso del mio impegno lo devo soprattutto a loro.
Ed ora al lavoro, io tentando di onorare il mandato (si può fare bene o male ovunque si sieda) e voi ad osservarmi come i più inflessibili e ‘rumorosi’ vigilanti. Come sempre, del resto, e senza alcuna paura».  (ex Assessore ai Lavori Pubblici e Protezione Civile della Regione Puglia)

Sergio Blasi: «Premesso che il Pd non discute di poltrone ma di programmi, sento la necessità politica di invitare gli assessori del pd indicati a sospendere la loro adesione prima di una discussione collegiale nel partito. Le scelte operate dal Presidente Vendola sono infatti ancora tutte da chiarire. Vorrei comprendere il motivo che ha determinato la revoca della carica di vice Presidente a Loredana Capone, l’estromissione degli Assessori Amati e Dentamaro, e soprattutto il cambio di una importante e strategica delega come quella dei Trasporti per Guglielmo Minervini; un assessore che in questi mesi non semplici dal punto di vista personale, non ha mai fatto venir meno la sua dedizione istituzionale e politica.

In una fase poi di grande dibattito sull’abbattimento dei costi della casta risulta contraddittoria l’evocazione di una drastica riduzione del numero degli assessori con l’ insistenza di nominarne ben 5 assessori esterni, provocando inevitabilmente un proliferare dei costi del consiglio regionale. Sarebbe stato più coerente attenersi alle regole già oggetto di autoriforma e previste per la prossima legislatura con l’abbattimento del numero complessivo di assessori a 10 di cui soltanto due esterni».  (Segretario regionale del PD in Puglia)

Guglielmo Minervini: «Non me l’aspettavo.»  (ex Assessore alle Infrastrutture, Mobilità, Trasporti, Programmazione vie di comunicazione della Regione Puglia)

Nichi Vendola: “Se il Pd ritiene che questa giunta sia una menomazione delle prerogative del partito di maggioranza relativa e propone di limitare l’autonomia del Presidente della giunta, poco male: al Pd toccherà trovarsi non solo un nuovo governo, ma soprattutto un nuovo Presidente”.


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