"Amate i vostri nemici"

Creato il 20 febbraio 2014 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
23 febbraio 2014
7ª DOMENICA del TEMPO ORDINARIO
anno A 
Antifona d'Ingresso   Sal 12,6Confido, Signore, nella tua misericordia,
gioisca il mio cuore nella tua salvezza,
canti al Signore che mi ha beneficato.

CollettaO Dio, che nel tuo Figlio spogliato e umiliato sulla croce, hai rivelato la forza dell'amore, apri il nostro cuore al dono del tuo Spirito e spezza le catene della violenza e dell'odio, perché nella vittoria del bene sul male testimoniamo il tuo vangelo di riconciliazione e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Prima Lettura  Lv 19, 1-2. 17-18 Ama il prossimo tuo come te stesso.
Dal libro del Levitico Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”». - Parola di Dio Salmo ResponsorialeDal Salmo 102
Rit.
Il Signore è buono e grande nell'amoreBenedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. Rit.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia. Rit.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Rit.
Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.  Rit.

  
Seconda Lettura  1 Cor 3, 16-23 Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio.Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi Fratelli, non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani». Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. - Parola di Dio
Vangelo   Mt. 5, 38-48 Amate i vostri nemici. Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».  - Parola del Signore
RIFLESSIONI 20 febbraio 2011
  • Partiamo dalla fine dell’ultimo tratto di questo 'Discorso della Montagna'.
I personaggi evocati da questa Parola sono i discepoli a cui Gesù si rivolge e il prossimo, più esplicitamente il nemico. Gesù, al discepolo che si trova di fronte ad un nemico, dice di amarlo. C’è poi un terzo referente sullo sfondo ed è Dio Padre che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. È uno sfondo molto attivo che di fatto diventa il riferimento per il rapporto del discepolo con il prossimo, anzi con il nemico. Gli altri personaggi sono i fratelli che si salutano a vicenda e i nemici che non sono salutati. E ancora qui l’ultimo riferimento è il Padre. Noi dobbiamo cercare di comprendere, per quanto ci è dato, il messaggio di questo tratto complesso. La parola prima e fondamentale è: amare. Amare chi? La legge diceva: il tuo prossimo. Gli altri sono fuori da questo amore e quindi anche il saluto è rivolto al prossimo e non agli estranei. Questa parola del Signore può apparire sorprendente. Noi abbiamo dei nemici? Mi sembra che la maggioranza dica di no, o mi sbaglio ? Voi avete dei nemici? Se non avete dei nemici, questa parola non vi riguarda. Amo gli amici e sono a posto. È sorprendente il fatto che siamo sollecitati a prendere coscienza che abbiamo dei nemici. E allora apparirà chiaro anche il senso di questa parola: io sono chiamato ad amare anche i nemici. Il nemico o i nemici sono coloro che non vogliono il mio bene e in qualche modo mi vogliono male. Possiamo andare per il sottile e pensare come a volte la persona antipatica può diventare insopportabile e io non vorrei incontrarla, perché mi disturba, è pesante. Oppure l’atteggiamento verso quello che appartiene ad un partito diverso dal mio o verso un calciatore, può diventare accanimento spinto al punto tale che il suo modo di parlare mi risulta aggressivo e quindi in qualche modo diventa un nemico. Così anche nella religione può capitare questo. C’è un modo di credere al proprio credo che diventa aggressivo nei confronti di chi non è in quella posizione. Questo purtroppo è cronaca quotidiana e arriva a delle inimicizie anche dure. Di fatto nel Vangelo, dopo aver parlato dei nemici, Matteo riporta la parola del Signore che fa riferimento non solo al nemico, ma anche a chi perseguita. Noi abbiamo poi poco o tanto, in maniera marcata o lieve, una zona dove lasciamo nell’indifferenza, quando non c’è aggressività, una persona, come se non ci fosse. A parlare con quello non vado; ad una manifestazione, per cui avrei motivo per essere presente, non vado per non incontrarlo. Non voglio continuare con questi esempi, però questi possono farci capire, oppure ci possono invitare ad una lettura più attenta della nostra situazione, per accorgerci che queste ombre ci sono. Normalmente le ignoriamo, le lasciamo fuori o le mettiamo da parte. In questo caso Gesù ci dice: non limitarti ad amare soltanto i tuoi o il tuo paese o la tua famiglia, il tuo parentado, ma allarga, anzi togli ogni barriera, ogni muro, ogni limite. Potenzialmente muoviti con l’intenzione di raggiungere tutti, di voler bene a tutti e di essere interessato anche al bene delle persone più trascurate, più offese dal pregiudizio oppure viceversa che offendono. Questo richiamo, che va articolato, nel suo nodo profondo esprime la preoccupazione molto realistica che se noi seguiamo il gioco della simpatia o della stessa uniformità di idee, di posi­zione e di interessi, di fatto dividiamo, creiamo delle resistenze: la porta si chiude e la apriamo a chi vogliamo, a chi ci interessa. Questo aspetto era già stato considerato dagli antichi nel Vecchio e Nuovo Testamento per dire un fatto molto serio e profondo, cioè che il dramma della storia dell’uomo, delle guerre, delle rovine è legato a questa parzializzazione, al dividere tra buoni e cattivi, tra quelli che mi sostengono e quelli che mi combattono. C’è un riscontro umano, non difficile da farsi, da cui emerge che il modo di agire si ispira alla parcellizzazione ed è la radice della guerra, delle violenze, delle indifferenze e delle ingiustizie. L’invito, il comando del Signore di amare i nemici ha un risvolto pratico, complesso e ricco, cioè dovrebbe essere l’ispirazione del nostro modo di procedere. Ricordo ad es. Luter King: era molto chiaro e deciso nel dire che la battaglia per i diritti che lui portava avanti doveva essere vissuta non come violenza, ma come atto di amore. Quindi è importante saper distinguere tra quello che è un impegno fonda­mentale e il suo tradimento che è la violenza, perché se tu agisci considerando come nemici coloro che di fatto non ami e non vuoi il loro bene, questo fatto non risolve, ma peggiora la situazione. Il male, che tu vuoi combattere, di fatto lo aumenti e porti l’aggressione per togliere l’aggressione. È una battaglia senza fine. Il comando del Signore di amare il nemico vuol dire: occorre trovare dei comportamenti che siano lotta, impegno per togliere l’ingiustizia senza commettere ingiustizia. Che sia difficile lo sappiamo e lo vediamo, però è fondamentale; anche nella realtà delle piccole comunità è difficile sostenere la propria idea con mitezza, cercando di far capire all’altro che in questo impegno c’è crescita. È un metodo che rende poco all’apparenza, ma rende molto nella sostanza. Ciò che inquina le nostre azioni, le nostre realtà politiche e sociali e personali è proprio l’illusione di eliminare il male con il male e non invece con il bene, come ci suggerisce la scrittura. La pagina va ancor più alla radice perché dice che il riferimento è il Padre. Cosa fa il Padre? È importante accennarlo anche se complesso. Nel nome di Dio si sono fatte molte battaglie sbagliate. Di quale Dio si trattava? In genere noi siamo tentati di portare questa logica violenta anche nelle battaglie che vogliono arrivare alla giustizia. La smentita razionale che questo non si compie, la storia lo dimostra: tutte le rivoluzioni sono finite con domìni e con violenze. Il riferimento ultimo è il Padre. La coscienza di fede non è subito matura, ma richiede un cammino, un processo. C’è un momento in cui Dio sembra volere la guerra, in realtà è la coscienza dell’uomo che la vuole, perché è ad un certo livello. Il riferimento a Gesù è fondamentale, è in Gesù che Dio si è manifestato e si è rivelato come il Dio che non ha nemici ed è Padre di tutti. Nel Vangelo si dice: “Dio, Padre nostro, fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti ”. Dio non colpisce chi è cattivo, ma offre alla persona, con pazienza divina, la possibilità di una maturazione nel tempo. L’invito a guardare a Dio in Gesù lo vediamo attuato in questa parola. Gesù, durante il suo processo, quando viene colpito, dice: se ho sbagliato, dimmi dove. La risposta di Gesù rivela mitezza. È il Padre che, offeso, non risponde con l’offesa, ma con l’accoglienza e la mitezza. Il Padre, che dà il sole e la pioggia a tutti, chiede anche a noi di fare così, di operare secondo il suo Spirito. Con la parola che viene ripetuta : “siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste ”, Gesù ci chiede di prendere come riferimento il Padre di cui Lui è la rivelazione. Il Padre è accogliente in modo totale, pur essendo rigoroso, netto, preciso nel giudizio, e porta avanti la sua opera di educazione, protesa all’unità, in maniera pacifica e mite. La parola “perfetto” inganna. Noi abbiamo un’idea di perfezione molto alta. Il senso del perfetto è uno che resta aperto, che non ha barriere, che non ha pregiudizi o preclusioni. L’invito è di essere accoglienti verso tutti nella verità. La difficoltà è nel mettere insieme la mitezza del cammino e l’accoglienza. Emerge qualcosa che ci riguarda. La fede cristiana mi impegna nel contenuto e nello stile. Non posso dire ho ragione e sono a posto, se lo stile non è quello della mitezza. Se tu prendi posizione in un modo aggressivo, dogmatico, generi una lotta infinita. Questo è molto concreto. Nella prima parte, dove si parla del rivendicare i nostri diritti, ritorna lo stesso motivo. La legge antica diceva: `dente per dente' per giustificare il castigo. Tu mi hai offeso, ad es. mi hai preso una pecora, io la voglio indietro, ma non posso pretendere di più. Gesù dice: il tuo diritto non considerarlo l’ultima frontiera. Il rispondere al male con il bene risponde ad una convivenza aperta, dove si sta bene e in fondo questo è pace, è vivere davvero. Quando tu ricevi possibilità larghe, aperte e non sei soggiogato da un rigore che ti blocca, che ti costringe, ma ti vengono date fiducia e apertura, questo è bello e buono. La verità, quando è vera, è bella.
RIFLESSIONE
AMARE I NEMICI fino a PREGARE PER LORO ” Parola e comportamenti di GESÙ.
È la più alta congiunzione degli opposti: l’amore genera vita, mentre il nemico genera morte. Vivere questa congiunzione, come ha fatto Gesù, e come è dato ai suoi discepoli, significa introdurre nella concreta storia degli uomini e, più precisamente, nella sua mortale ferita, costituita dalla divisione, la liberante esperienza della comunione.
Odiare il nemico, anche se malvagio, non elimina il male, come si crede normalmente ( tragico errore! ), ma lo raf­forza.
Solo il bene, cioè l’amore fattivo, che non violenta le persone ma le accoglie,
può rinnovare la terra!  

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