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Amazon e le imposte

Creato il 22 febbraio 2014 da Atlantidelibri

 

Qualche numero.

In Inghilterra la ditta è stata convocata dalla commissione dei lavori pubblici, alcuni deputati hanno definito “immorale” il loro comportamento.  Nello stesso Paese con un fatturato di 4,2 miliardi di sterline ha pagato 3,2 milioni di imposte: la sede in Lussemburgo occupa 380 persone contro le 21mila del Regno Unito, ma là le imposte sono diverse… Quello che manca alle entrate dello stato il risparmiatore lo risparmia in parte subito per poi versarlo allo stato quadruplicato in forma di imposte: qualcuno deve sostenere l’impalcatura dello stato, no?

In Inghilterra le grandi catene danno lavoro a 47 persone ogni dieci milioni di dollari di fatturato: amazon ha portato a 14 persone tale rapporto (studio dell’Institute for local self reliance). Alle 33 persone che mancano all’appello, verranno pagati sussidi di disoccupazione con i soldi dei contribuenti, speriamo…

Una famosa inchiesta di Milena Gabenelli, per Report,così si concludeva: ” Se io sono una multinazionale e ho in Italia dei rappresentanti che contrattano, negoziano con le case editrici, i produttori di giocattoli o di stufette, ma il magazzino con la merce e i dipendenti che spediscono, ce l’ho da un’altra parte, è un conto”,

“Ma se il magazzino l’ho qui, i dipendenti li ho qui, compro qui, vendo qui, produco reddito in Italia, le tasse le devo pagare in Italia o no? A chi di competenza accertare”.

I governi europie hanno denunciato perdite per un trilione di dollari (metteteci voi gli zero che servono) grazie all’elusione fiscale praticata da Google, Amazon, Apple.

Intanto, chi pensa di risparmiare un euro con il click online, si vede aumentare l’imposizione fiscale per bilanciare le sorti dell’economia. Ganzo!

(per non parlare del loro trattamento nei confronti dei propri lavoratori…)

 



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