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Ambiente, adattamento e salute mentale

Da Psychomer
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Matteo Radavelli
giugno 11, 2010Posted in: psicologiaAmbiente, adattamento e salute mentale Uomini, noi, siamo definiti in base a dove siamo, dove viviamo, dove andiamo, cosa facciamo e cosa possediamo. Adorniamo le nostre case con l’armamentario che rimane impigliato nella rete della nostra vita, con le foto, con i libri (ho appena comprato “Cognitive Behavioural therapy” di Briers) e i quadri.

Ma cosa succede quando non abbiamo lo spazio fisico per mettere tutta questa roba, quando ci mancano le pareti da riempire di cianfrusaglie, quando non abbiamo una casa? Se la nostra casa fosse la nostra strada, o la nostra città o il mondo come definirebbe il nostro spazio e la nostra identità?

Quella che riporto di seguito è una ricerca particolare, condotta in modo particolare… su un uomo particolare: Brett, quanrantenne di Auckland, senza fissa dimora.

I ricercatori (Hodgetts et al.) hanno dato a Brett una macchina fotografica, con la richiesta di scattare le fotografie rappresentative della sua vita, per poi condurre con lui due profonde interviste, utilizzando gli scatti come spunto di discussione.

Il più chairo fatto, emerso praticamente subito, è stato il modo in cui Brett ha utilizzato (e utilizza) una piccola radio portatile in questi ultimi anni: per isolarsi dal mondo esterno. Ciò che i ricercatori hanno successivamente definito la sua “grotta audio“. ” Ho una bolla di suono attorno a me, posso vagare per le strade senza prestare attenzione a ciò che sta succedendomi accanto” ha detto Brett.

Tramite l’ascolto della sua stazione radio preferita, George FM, è riuscito a sviluppare un senso di appartenenza con gli altri radioascoltatori. Hodgetts ha detto:” questo gli ha permesso di percepire una fugace sensazione di compagnia e vicinanza“.

Brett è un solitario reoconfesso, che entra in contatto con le altre persone e che cerca, dove possibile, di nascondere il suo status di senzatetto. Ai ricercatori ha parlato di una banchina a forma di pistola con una stupenda vista sul mare; di Judges Bay, dove vi sono docce e BBQ a gas gratuiti; del centro città; della chiesa; delle librerie e delle biblioteche.

“Questi luoghi gli hanno permesso di sperimentare la vita di una persona “normale”, con interessi “normali”, come i libri, la lettura o la semplice voglia di fuggire lontano, sedersi e riflettere”. Hanno detto i ricercatori.

Di contro, tornare a fotografare i bagni pubblici di Pitt Street è stato per lui un calvario, facendolo sentire un tossicodipendente. Come molti senzatetto Brett se ne sta per molto tempo seduto per strada, a parlare con i passanti e subendo quello scardinamento psicologico costante legato al non avere una dimora. Per contro però chi lo conosce sa che non ha perso se stesso per le strade… i ricordi, l’immaginazione, la RADIO, l’uso dello spazio gli hanno fornito l’ancoraggio necessario a sviluppare l’adattamento del sè e del senso d’appartenenza.

Bibliografia
- Fonte: BPS Research Digest

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Matteo: ciao, sono laureato in Psicologia Clinica e Neuropsicologia. Attualmente vivo e lavoro a Milano. Puoi vedere il mio profilo completo nella pagina "chi siamo" o contattarmi personalmente: Email: [email protected] Sito personale: www.psicologomonzaebrianza.it

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