di Giulia Ferrari -
20 agosto 2014
Di Giulia Ferrari. Il network di Breaking Bad e Mad Men non ha deluso i fans dell’ottima Halt and Catch Fire, serie estiva passata purtroppo un po’ in sordina. Gli ascolti non sono infatti stati ottimi, sebbene la qualità fosse quella a cui la AMC ha da sempre abituato il pubblico, eppure la serie avrà una seconda stagione.
“Questo è uno show sull’inventiva e sui rischi di sperimentare cose nuove, temi che sono molto vicini al network e hanno attirato un pubblico molto appassionato”, ha dichiarato Charlie Corrier, presidente della AMC. “Abbiamo sempre mostrato pazienza verso le nuove serie, in particolare all’inizio, scommettendo sul talento e sperando di costruire un pubblico sempre più solido col tempo. Qui vediamo l’opportunità di farlo e non vediamo l’ora di una seconda stagione di Halt and Catch Fire, dai suoi sceneggiatori Chris Cantwell e Chris Rogers, e dallo showrunner Jonathan Lisco.” ha infine concluso Corrier.
Halt and Catch Fire (o HCF), frase che dà il titolo alla serie, è un comando che causava, nei primi computer, una race condition, obbligando contemporaneamente tutte le istruzioni a contendersi la priorità. Non era più possibile riprendere il controllo del computer.
La breve spiegazione del comando introduce la serie, è dunque evidente che il titolo è importante ed esplicativo, quel comando sarà una metafora della trama che si svolgerà da lì in poi.
Sullo sfondo c’è la rivoluzione informatica e la lotta fra IBM e Apple che ha caratterizzato gli anni 80 e il period drama racconta la storia di Joe MacMillan (Lee Pace), visionario venditore dal carattere indomabile, un misto fra Don Draper e Patrick Bateman, che passa dalla IBM alla Cardiff Electric per produrre e vendere su larga scala un suo progetto di computer portatile che rivoluzionerebbe il mercato se messo in atto. MacMillan non ha remore di nessun tipo: si sporca le mani, infrange la legge ed elabora piani machiavellici per raggiungere i suoi obiettivi, e se qualcuno ci va di mezzo, sono solo danni collaterali.
Grazie all’aiuto della brillante studentessa Cameron Howe (Mackenzie Davis), una enfant prodige dell’informatica e della programmazione, il computer prenderà forma.
Al loro fianco ci sono Gordon Clark (Scoot McNairy), ingegnere con già un computer progettato e fallito alle spalle e sua moglie Donna (Kerry Bishé), che inizialmente è contraria all’idea, memore del passato.
I personaggi secondari sono ben caratterizzati e si inseriscono perfettamente in una trama ben strutturata e attenta ai dettagli che procede in crescendo, diventando sempre più appassionante di puntata e puntata . La regia e la scrittura sono ottime e adatte all’epoca in cui è ambientata la serie, senza caricare troppo e senza dunque renderlo uno show di nicchia, anzi, è facilmente apprezzabile anche da chi non sa nulla di microchip e sistemi operativi o del periodo storico.