Amedeo de Benedictis, pittore contemporaneo, alimenta la sua cultura artistica di una profonda conoscenza. La comprensione della ricchezza del passato fa sì che egli possa, con straordinaria abilità inventiva, esprimere le problematiche esistenziali attuali ricontestualizzate con estrema padronanza. È il caso di analizzare a tale proposito L’Equilibrio. Esaminando l’allegorico ritratto, osserviamo le due linee poste ad incrocio l’una sull’altra, raffiguranti: l’una, quella obliqua, delle braccia nel vano tentativo di trovare un equilibrio, l’altra, quella perpendicolare, il tronco esangue di ciò che resta di un essere umano. V’è difatti rappresentata la difficoltà dell’uomo di raggiungere una stabilità nella difficile gestione della propria vita. Ardua impresa, quella di trovare una dimensione tra le bigotte convenzioni del vivere e la propria natura. Spesso accade che nell’infaticabile affanno di giungere a compimento non si sia coscienti di quanta energia di se stessi si sprechi, e di quanto si perseveri nel calpestare continuamente la propria anima. L’affannosa ricerca, dunque, si trasforma in un lento e silente svuotamento della propria essenza, perfettamente reso dall’urlo disperato che ancora, quel teschio, posto in cima all’asse, è in grado di emettere, facendo appello alle ultime sue forze rimaste. Con mirabile gusto unito ad una sobria raffinatezza, de Benedictis esprime una visione oggettiva e soggettiva dell’universo. La preziosità compositiva e cromatica ne fanno un artista completo in grado di raggiungere vette sublimi.
Il Cammino del Cavallo ne è la sintesi, difatti attraverso questa calzante metafora è possibile comprendere la visione soggettiva dell’artista, oggettivizzata dal comune sentire di fronte a deludenti realtà svelate. Un cavallo, assoluto protagonista del dipinto, animale unico in quanto a sensibilità, emergente da fluenti fumi, è colto nell’atto di perdere la maschera che fino a quell’istante gli impediva di vedere come fossero realmente le cose; a tale vista, il fiero animale, la cui anima raffigurata da un’ombra, sdegnata, prende il largo, manifesta palesemente nello sguardo tutto il proprio dissenso, nella posizione contratta della postura, diserzione per il mondo manifestatoglisi. Accanto, sulla destra del fiero destriero, figurano, le une sulle altre delle maschere che nell’insieme costituiscono un totem. Un feticcio in cui è possibile scorgere, tra le varie figure simboliche, l’ignavia, nascosta addirittura dietro la faccia di un maiale. Il cavallo, invero simboleggia l’individuo puro e disinteressato, ignaro delle tristi passioni proprie, di una coscienza infelice borghese. Infine si potrà concludere col sostenere che de Benedictis realizza appieno lo scopo dell’arte contemporanea, che prima di piacere, prima di essere mera bellezza o emozione, ha il fine di interpretare la realtà, e divenire un mezzo per riflettere sul presente e a volte costituire anche una finestra sul futuro.
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http://www.amedeodebenedictis.it/